15 ottobre 2007

....

fine.

04 ottobre 2007

http://www.youtube.com/watch?v=y8dQP5srrGk

le mie dita sfiorano quel tavolo nero opaco e disegno i miei soliti omini che solo io in controluce posso vedere. oggi non ho la forza di ribattere, dentro ho un mare mosso, un cuore in burrasca...oggi ascolto e disegno. mentre mi parla disegno un omino che spunta dal bordo del tavolo e saluta, lei di fronte a me mi sbircia, non so cosa possano pensare di me, prima il naso poi gli occhi poi le orecchie i capelli e infine le manine che salutano. su quei tavoli opachi basta avere le mani unte e vengono dei disegni perfetti, basta bagnarsi la punta delle dita...no, anzi no, bagnare le dita non funziona perche poi il disegno sparisce, bisogna avere le dita unte e allora mi tocco la fronte come pucciare il pennello nel colore e disegno. oggi la seduta è stranamente tranquilla ma un motivo c'è...il motivo è che io sto disegnando e non parlo, non ribatto. oggi sto zitto, tranne quando...vabbè, dai, sto zitto anche oggi. La guardo e penso che anche oggi è senza reggiseno e mi piace, mi piace tantissimo ma disegno e di tanto in tanto conto le mattonelle che compongono il pavimento della stanza...calcolando anche quelle che spariscono sotto i mobili sono 169. 13x13=169...si, giusto, e calcolando ancora che le mattonelle sono dei 30x30 il lato della stanza è di 4m e 80cm...minchia è grande questa stanza!

penso quello mentre mi parlano...oggi non ce la faccio, ci sono giorni in cui scelgo di sopravvivere. penso ad una cosa...penso a pollicino che lasciò alle sue spalle briciole di pane, o sassolini...chi si ricorda, penso che bisognerebbe scrivere dei bei libri per bambini. penso che l'uso della parola possa essere il principio...l'inizio della storia.

le parole fanno male e allora impariamo insieme ad usarle, giochiamo con queste parole a farci del male e a farci ridere. facciamo che sia la parola la storia e non la storia fatta di parole. regaliamo gloria a questa parola, la storia verrà da se.

mi ritrovo all'una di notte a ballare in un parcheggio "boa sorte".
a leggere sul telefono un messaggio che mi ha riempito il cuore.

grazie Max

02 ottobre 2007

e come fai a dire "stammi bene".

perchè devo leggere certe cose. perchè?
ma chi se ne frega di starti bene, bene ci starò quando sarà tempo di starci, ma di sicuro non per te, i tuoi quadri tienili per te, non mi interessa quello che hai da dirmi e tantomeno quello hai da darmi.

credo arrivi per tutti il giorno in cui si cade dal ramo, il giorno in cui straripa il fiume e si riequilibra il tutto. l'albero riaddrizza i suoi rami e il fiume torna a scorrere...un po' del mio male prendilo anche te, te lo meriti. così da bilanciare le sofferenze...e scusa cosa avrei dovuto fare? stenderti il tappeto rosso e comprarti i preservativi per scopare con il tuo ragazzo? cosa avrei dovuto fare? cosa avrei dovuto dire? l'educazione la lascio a te, le buone maniere anche. chemmefrega delle tue lacrime...chemmefrega! oggi non me ne frega più un cazzo di quello che puoi o non puoi pensare...fai come vuoi. Io penso a me, e se star meglio vuol dire offenderti ti offendo, se star meglio vuol dire questo, questo sarà....

addio

01 ottobre 2007



io vado dritto per la mia strada, indipendentista salto su ogni pallone e vinco ogni contrasto, divoro sorrisi e abbracci in mezzo ad un campo rettangolare e verde. sul dischetto vado con la palla in mano senza paura e calcio ...palla da una parte e portiere dall'altra. la responsabilità non mi pesa perchè altrimenti potrei stare a casa.
sono li per quello e quello faccio.

al braccio la mia fascia di stoffa.

ti prego fatina!

porta via quella maledetta voce...o mia fatina toglimi da davanti quella faccia di culo, toglimi dal sonno gli incubi e dai sogni i desideri che ho frullato nello stomaco per anni. toglimi tutto, il ricordo la memoria la voglia e il desiderio...ti prego fatina! lasciami solo la bicicletta e una strada in cui poter correre, il coraggio di tornare ad amare.

lasciami l'intuito per distinguere il vero dal falso,
lasciami l'istinto
lasciami il cuore.

almeno quello!

ieri l'aria fredda sul petto mi ha ridato un pezzo che avevo perso.
un po' per volta sto tornando ad assoporare le mie gioie.
mi porto dentro un buco, un buco che mi hanno fatto.

maledetta egoista del cazzo te ne andrai prima o poi, mi hai fatto conoscere un mondo che non conoscevo, mai prima d'ora pensavo esistessero persone come te e invece quasi quasi ti devo dire grazie per avermelo fatto conoscere.
il mondo degli egocentrici non lo conoscevo.

beh fatina fai una cosa, prenditi anche quello.
l'egocentrismo.

io non voglio vivere con la paura di incontrare un'altra persona così.

28 settembre 2007

ciao

26 settembre 2007

25 settembre 2007

prima e dopo


come Sherlock Holmes a girare tra i campi con una foglia in mano. L'indicazione diceva "giù dal ponte sulla sinistra c'è un albero alto più o meno 5 metri, quello è quello che ti serve, quella è la foglia che mangia il tuo bruco". Rallento e mi guardo attorno, mi sembra quella e invece no, quello è un noce, un po' più in la trovo quella giusta così metto le quattro frecce e vado, in mezzo ai campi a cercarla con due foglie in mano per fare il confronto e finalmente la trovo. Stacco una frasca e la porto a casa.

"tutto bene papà?"
"Si tato ho trovato la piantina per il nostro bruco"

Tra quattro giorno formerà il suo bozzolo e starà li per cinque mesi fino ad uscirne farfalla....
aspetteremo cinque mesi, ci dimenticheremo quasi di avere un bozzolo in casa fino a quando non la vedremo volare.
Io non mi dimentico Giulio,
io non mi dimentico.
le cose belle non si dimenticano mai,
mi prenderò cura di lei.
l'importante è che abbia un buon ramo a cui aggrapparsi.
il suo cuore batterà tutt'inverno.





"quella farfalla si è appoggiata sulla maniglia della tua macchina ieri sera...stamattina l'ho trovata nel parcheggio bagnata."




"Giulio guarda... diventerà così"
"dai papà prendiamolo. prendiamo il bruco"
"dai prendiamolo, ci sto"

dobbiamo volergli bene.
aggiungiamolo ai pesci,
alla tartaruga da terra,
agli uccellini,
e al micio.

mancava solo il bruco.

24 settembre 2007


la mia casa è un ristorante e un laboratorio. io ci sto bene e probabilmente anche altri ci stan bene. preparo cene e dolci a ripetizione, torte di mele e bolliti misti, tortelloni e fritture di pesce.

ieri steso sul divano ho provato un senso di pace infinita.
giulio sulla mia pancia divorava il suo ghiacciolo con i piedini incrociati,
gli altri tutti incastrati sull'altro divano,

bello così.

mi sono lasciato andare. voglio bene a tutti.

capitano mio capitano

21 settembre 2007


giulio vai a vedere chi ha suonato alla porta.
"ciao, Christian, ciao Giulio,
abbiamo raccolto le castagne e le nocciole,
adesso siamo pronte"

uno a te e uno a me.
uno alla chiara e uno all'erika.

io vi faccio i buchini e voi infilate gli stecchini.

oggi i porcospini e domani le papere.

20 settembre 2007

trainer

mai avrei pensato, ma la barba è cresciuta. come ieri seduto su quella sedia. mi toccavo la barba e lo fissavo negli occhi mentre mi parlava...so cosa mi vuoi dire, so dove vuoi arrivare. E tu? tu che stai seduta di fronte a me? E tu? cosa hai da dire? Le solite cose? Il tuo solito odio? Il solito buio? Si. come previsto...non cambia mai niente tranne che non riesci a trovare la chiave per entrargli nel cuore. e mi odi, mi odi sempre più. Ma io cosa ci posso fare se ti ho offerto un abbraccio e mi hai sputato in faccia, se ti ho dato casa e hai chiuso la porta, se ti ho riaperto la porta e te ne sei andata.

si mescolano i colori, il mio stomaco stritolato dal dolore piange succhi gastrici, sono le 21:40 e ancora devo riposare la mia mente e il mio corpo. Dalle 06:00 del mattino ne sono passate di ore...tante. passeranno ancora e già mi vedo, vecchio a riposare. non vedo l’ora di farmi scopare per allentare tutta questa tensione, una sorta di scopata defaticante.

chiaro e tondo

18 settembre 2007

te l'ho spiegato mille volte. Sii forte non c'è niente da temere. Siamo forti noi che il vento ci sposta senza spezzarci abbiamo rami indistruttibili flessibili. punto. respiro ora.

piangi piccolo mio
piangi Anto

passerà tutto.

l'asilo rimarrà solo il ricordo di un dito schiacciato nella porta
Nicola rimarrà solo un ricordo e nient'altro.

di quelli sfocati.

17 settembre 2007

immobile sul divano in una sorta di dormiveglia era come se fossi sveglio, sentivo il televisore in sottofondo, intavvedevo la luce debole del salotto, sentivo l’aria fresca entrare dalle finestre ma stavo sognando. All’improvviso ho sentito la sua voce, l’inconfondibile voce di chi mi è stata vicino 14 anni alle mie spalle, la sentivo ansimare, ammetto che al principio era quasi eccitante ma poi è diventato un incubo, era come se stesse facendo l’amore alle mie spalle ma non riuscivo a svegliarmi, non ce la facevo, ero paralizzato, ho provato a girarmi in tutti i modi e invece no, ho provato a svegliarmi in tutti i modi ma non ci riuscivo...era come una tortura, ero bloccato, parallizzato sul divano e sentivo tutto ma non potevo oppormi. volevo riempirmi di schiaffi ma non ci riuscivo. Ho avuto paura, mi sono svegliato con il cuore in gola dopo un po’ e con le lacrime agli occhi. L’ho cercata per casa dopo, sono andato in tutte le stanze per cercarla ma non l’ho trovata. mi manca. forse è questo. o forse è che sento qualcosa di strano da un po’ di tempo, sono quei fili invisibili che ti legano alle persone a cui tieni di più. non so cosa sia fatto sta che ieri ho sentito questo.

Sto pagando per tutto il male che le ho fatto. credo anche questo. Me ne sono reso conto tardi e purtroppo anche se prima lo intuivo, solo quando l’ho provato all’ennesima potenza sulla mia pelle ho potuto sentire tutta le delusione, la paura e il male che si prova, troppo tardi e solo allora ho provato a chiedere perdono di quel poco di buono che sono stato, di quel piccolo uomo che sono stato ma sapevo che non ci sarebbe più stato rimedio. Oggi Sto solo cercando di fare del mio meglio. Credevo che davanti ad un amore grande fosse tutto possibile e invece ho sbagliato, sbagliato ad innamorami della persona sbagliata, sbagliato nel distruggere tutto per questa persona che ha ricambiato con la peggior moneta.

avrei potuto fare qualcosa in più ma allora (e cioè nel periodo in cui mi sentivo perso, prima di mollare tutto) mi sembrava di aver già fatto il massimo. credetti di non poter fare di più e così mi lanciai cadendo con la faccia al suolo....e sono rimasto solo, solo con questi incubi che ogni tanto tornano.

spero passino e spero un giorno o l’altro di aver modo di dimostrare quanto bene posso volere anche io. Credo di saper amare anche io. ho perso la strada solo una volta, e ho rovinato tutto. Quello che mi rimane è paura, paura d’amare ancora, paura di fare del male, paura di farmi del male. paura di dare tutto ad una persona per poi rimanere come sono rimasto.

spero di dimostrarle che nella vita si può sbagliare, che nella vita si può migliorare comunque vada. Vorrei fosse felice, vorrei non facesse mai i miei sogni. spero di ridarle la voglia di amare,

perchè forse sono stato proprio io a togliergliela.

14 settembre 2007

hai sprecato talmente tanto fiato che oggi solo chi non ti conosce può crederti, il fiato l’hai sprecato e ancora lo sprecherai per farti credere perchè quello che ti manca è proprio la credibilità.

e la credibilità non la si impara. credibili lo si è e tu no lo sei più. per questo cerchi nuovi palcoscenici... continuamente.

sono ripetitivo come la sua vita.

un eterno rincorrerti e soddisfarti senza mai trovarti ne soddisfarti. vivi sospesa.
Eterna insoddisfatta parlerai di te, colorerai il mondo di rosso e urlerai la tua paura. Scappare non ti aiuterà mai a guarire, il male viene a trovarti, verrà a prenderti nel sonno prima o poi, il male devi guardarlo negli occhi per guarirlo, tu l’hai sempre scansato, non hai mai visto il rovescio della medaglia, quella che luccica meno se non la giri non brillerà mai.

cambi palcoscenico ogni volta per dimostrare a tutti di dire il vero, cerchi su quelle asce in legno la tua ombra, ti ritrovi nelle parole altrui perchè le tue non hanno vita. ossessionata da erpes e orzaioli ti stai divorando da sola. Sai di non essere quello che sei e nemmeno sai cosa vorresti essere...se anche ti riconosci non ti piaci, continui a girare in tondo e in eterno girerai, io ho provato a tenerti le mani inutilmente, tu vorrai sempre quello che non hai e allora continua a girare ma fallo da sola. il male verrà a prenderti, non preoccuparti, il male che hai allontanato non dimentica. Godi del tuo nuovo pubblico, godi del tuo nuovo spettatore, fallo tuo ogni volta che vuoi. il male non dimentica e prima o poi lo troverai seduto al tuo fianco.

oggi ti gonfia gli occhi e le labbra, domani ti prenderà l’anima....

...si, quella “de’ li mortacci tua”.

sparisci che è meglio. la cosa più bella che puoi fare in vita tua.

"Ho perso persino te (la voce scherzosa, un gesto che ho amato).
Questa è la prova. E' evidente,
l'arte di perdere non è troppo difficile da imparare,
benché possa sembrare un vero (scrivilo!) disastro."

Elizabeth Bishop

riesci a dire stronzate anche quando non sono parole tue.
aggiungici..."l'arte di perdere non è troppo difficile da imparare quando si ha già un'altro da scopare...o se vuoi da amare (che è più romantico)"

mamma mia che schifo che fai.

13 settembre 2007

è la sensazione di non sentirsi mai sazi che ci fa vivere felici. felici se si trovano fogli bianchi su cui scriverlo e spazi grandi in cui potersi perdere per poi ritrovarsi, felici se si ha il coraggio di perdere tutto per poi riconquistarlo, felici di sentirsi sbagliati per riaggiustarsi, felici per non aver perso tempo, felici per aver speso bene fiumi di lacrime, felici per esserci comunque, anche in mutande, anche scalzi, anche in un fosso accovacciati per non farsi beccare dal contadino con la bocca piena e nelle mutande otto mele.
nella corsa due mi sono cadute.
due come le palle.
due come di solito

e invece...
uno.

meglio uno felice che due tristi.
meglio una mela che una pera.
meglio così.
direi che qui quasi possiamo concludere. Il rapporto è stato definito. tutto si è concluso, adesso si pedala.

foto.

click.
fatto!

12 settembre 2007

mi piaccio.

zingaro nell'ufficio.
accavalli le gambe e sul bordo della cattedra ti tieni le mani mentre scruti i tuoi alunni. Nell'aula cala il silenzio ogni volta entri tu. Ma che ne so?! Sei così, strano, muovi il collo come una struzzo, la tua testa va vanti e indietro ritmando il passo. poi fissi il pavimento e di colpo alzi lo sguardo e dici. "la in fooondo!". Sei stato il primo a scombinare i miei schemi, avevo 14 anni e per la prima volta capii che c'era qualcosa di estraneo a me che mi attirava pur respingendomi. Una volta per le vie del centro ti seguii, seguii te e tuo figlio, stesso passo stessa cadenza. Eri diverso anche quella mattina in cui ti incrociai per strade di campagna in tuta mimetica a cavallo della tua mountain bike...avrei voluto urlarti "Prof, ma come cazzo sei conciato?" e invece rispettoso ho riso sotto i baffi. rispettosissimo come a scuola ho riso sotto il banco.

E' da un po' di giorni che l'acqua sembra non bagnarmi, scivola come i pensieri e tornano i sorrisi leggeri.

Io non ho più niente da dire e questo è un buon segnale,
non ho più niente da rincorrere e anche questo è un bell'andare,
ho fogli bianchi e temperini per affilare le armi tutte le sere,
pensieri ad alta pressione che decollano come mongolfiere.

ho spazio,
non ho rimorsi ne pentimenti,
sono felice così
senza comandanti ne tenenti.

"la in fooondo!!"

"si, scusi prof."

11 settembre 2007

e allora che mi racconti?
ti racconto che il ragù per essere un buon ragù ha bisogno di tempo per farsi, ti racconto di sguardi che si fissano allo specchio e segni di matita che ne lasciano traccia. Esisto. Cazzo finalmente esisto! mio fratello si è preso uno schiaffo e li ha scoperto di esistere. io sono arrivato per secondo ma gliel'ho dato più forte, quelli che proprio ti svegliano...quelli che ti fanno dire. "cazzo ma cosa sto combinando?" E allora ben vengano gli schiaffi. "dove cazzo sto andando?" e allora ben vengano gli schiaffi, "cazzo ma allora esisto?!" e allora ben vengano gli sbarleffi. quanti me ne sono presi, quanti te ne sei presi e quanti te ne prenderai ciccio...sai quanti. Alzati e cammina...e non girarti, cammina e sii felice di esistere, sia anche con le vesciche ai piedi, sia anche con le lacrime agli occhi, esisti cazzo esisiti! "Lo senti questo profumo d'erba tagliata?, le vedi le nuvole?, la senti la pioggia che ti bagna? e questo sole che ti brucia? Lo senti?, lo vedi?....allora svegliati.

esisti.

il sorriso è l'unica arma che abbiamo per sconfiggere il male, il male tornerà fidati....tornerà e forse farà ancora più male, basta andare dal dentista e prepararsi...con un bel sorriso sconfiggeremo anche quello.

mi sembra di girare.
quelle sensazioni che ho fin dall'infanzia...
quando sento le parole girare mi sento di vivere
e il resto diventa marginale.

scrivere diventa banale.
di nuovo noi. io e me. di nuovo come tanto tempo fa. non ci sto poi così scomodo e mentre infilo l'erogatore di benzina penso. penso che forse sto bene. il freddo l'ho lasciato nelle scarpe e la notte con la candela guardo la tartaruga mangiare l'insalata del mio orto. come ai vecchi tempi. di monotono non c'è niente quando sono io a deciderlo. quest'anno costruirò un castello.

te lo prometto.

un castello con il ponte levatoio...e fuori i coccodrilli.

10 settembre 2007

rimango vigile...ascolto tutto e cerco di ambientarmi. è un istinto. puro istinto di sopravvivenza, mi spunta un sorriso perchè ho scoperto di volermi bene. quindi rido e sento come non mai oggi la forza di chi ha saputo tenersi in piedi da solo, non cadere mai. mai. sbuffo ma avanzo. lento ma avanzo. avanzo e questo è l’importante, sorrido e questo è l’importante. l’albero che mi è cresciuto dentro sorride, ha una bocca grande come quella di un pesce rosso alla ricerca di pane, labbra umide e un cuore grande come una mela. sono felice comunque anche se le foglie cadranno anche quest’anno, davanti allo specchio sto ad occhi chiusi, mi conosco ormai, so che non mi lascio mai solo. la solitudine la lascio a chi ha paura di vivere. la paura mi ha baciato le guance, protetto dal freddo, sul tappeto magico ho attraversato pianure di solitudine, deserti di silenzi, montagne di tradimenti, galassie di delusioni e poi sono finito qui...in una piccionaia. più vicino al cielo. più vicino alle stelle.
sto bene comunque, il resto, quello che mi manca è dentro. tutto dentro me.

rido

06 settembre 2007

e meno male che ho imparato a farmi scivolare la merda di dosso.
così basta uno shampoo e tutto passa.
meno male.

La terapia procede a piccoli passi e dove non arriva lo psicologo cerco di arrivarci io. così impugno le più brutte parole e cerco di farmi giustizia. da solo. sempre da solo.

spero che quella troia possa cadere dal piedistallo prima o poi e trovarsi senza il suo amato, così da cadere, e faccia a terra chiedersi "ma dio mio dove sei finito? mi ero buttata per caderti tra le braccia amore mio, proprio ora che avevo bisogno di te non ci sei? ah... ma stai con un'altra? no dai? con un'altra amore mio, e io?"..

mi sa che a quelli che non si buttano raramente capita di cadere, preferiscono il bilico senza lanciarsi. quelli come lei vivranno con le romelle in gola perchè la paura li fa scappare.

SEI MEZZA PERSONA e MEZZA PERSONA RIMARRAI.

uff...finirò un giorno di darti la gloria di rovinarmi il diario.
Finirà anche quello e allora brinderò alla mia gioia.

intanto faccio il conto alla rovescia...oggi è? ah il 6 Settembre, mancano 24 giorni e poi spero di non vederti mai più. spero di non incontrare mai più mezze persone come te.

IL "V-day" è tutto per te.

Vaffanculo Federica
e ora vai a rovinare la vita di un'altro. cercalo insensibile che è meglio, soffrirà meno.

e mani avanti mi raccomando...mani avanti sempre.

05 settembre 2007

mi disse: "dimmi la verità"
in quegli attimi tutto sembra correre veloce, vorresti fermare tutto per cercare la risposta giusta ma le risposte giuste non esistono per chi ha il display in fronte. le risposte non esistono perchè la risposta è una, singolare, solo una. Io ho il display in fronte, l'ho scoperto a 32 anni. un giorno specchiandomi pensai di dirmi "sei innamorato vero?" quando sul display correvano altre parole. "no, non più", provai a dirmi "dai sono solo attimi, momenti, sono sensazioni che poi passano" ma sul display correvano altre parole. "pensi ad altro è inutile che cerchi di convincerti, non la ami più".

MI guardò negli occhi e interuppe il flashback, fu come interrompere un sogno sul più bello, pensai che forse avevo la risposta giusta, quella che mi avrebbe permesso di cavarmela ancora, disse "guardami negli occhi, guardami e dimmi se sei ancora innnamorato di me, dimmelo ti prego" silenzio... era già tardi, il display partì in automatico, silenzioso e inesorabile pubblicò quelle parole.
"n o , c r e d o d i n o", silenzioso la guardavo negli occhi, silenziosa stava leggendo, lesse tutto. Andai in playback, diedi voce al display...il sottotitolo più triste che avrebbe mai voluto leggere. "n o n o n t i a m o p i ù".

mi tremavano le gambe, tagliai il filo in un secondo, avrei voluto spaccare la fronte contro il muro e frantumare quel display...ma pensai che quel display un giorno mi avrebbe potuto salvare così mi fermai...in bilico non ci rimasi per più di un secondo, caddi al di la.

quel display mi salverà.

"non ti amo più, cerco me, quel che cerco è dentro me, quel buco che hai provato a riempire ci ha solo fatto male, tu non centri, il male più grande non sarà aver fallito nel tentativo di riempirlo ma quello di aver creduto di potermi amare comunque...così non si può, amarti così non potevo, amarti con un buco dentro non potevo e di questo il display me ne ha parlato, ne abbiamo parlato io e il mio display...stiamo cercando di riempirlo insieme, io e lui stiamo cercando di farci compagnia, niente, nessun surrogato, nessun tappabuchi, niente potrà mai riempirmi se non io stesso, quel buco dovrò riempirlo da solo e poi potrò amare di nuovo. quel buco me l'hanno fatto da piccolo non l'ho voluto, quel buco ho sempre cercato di riempirlo con sorrisi vaghi con notti interminabili affogate nel cuscino, quel buco, quel maledetto buco prima o poi lo riempirò. in autobus un giorno di forse 15 anni fa sentii di esser sulla buona strada, ricordo che il natale accese le proprie luci e io persi lo sguardo tra le pagine di un libro, sentii riempirmi, dieci anni dopo in riva ad un fiume sentii di riempirmi nuovamente e ancora persi la vista tra le pagine di un libro...sempre un libro, sempre parole. qualche anno dopo sentii di aver riempito del tutto quel buco ma mi ritrovai ad averlo riempito d'altro, qualcuno cercò di riempirmelo, qualcuno pensò di poterlo riempire, ebbe quella presunzione e quando si trovò di fronte la morte scappò. non volevo nessuno io, quel buco è mio, quel buco devo riempirlo io, solo io. solo quando sarò riuscito nell'intento sarò pronto a volare, è rispetto questo, è amore questo, è conoscere i propri limiti cercando di superarli, è cercando di superarli che si scopre di poterlo fare e ci si riempie...io mi sto riempiendo grazie a questo."

quel display mi salverà.

piccione in bottiglia

la parole non dette le lascio ai piccioni viaggiatori, le lego alla zampa del più veloce e le lascio andare. il piccione mi guarda di sbieco e carico di parole beve. si disseta perchè il viaggio sarà lungo. gli accarezzo la testa mentre mi becca il palmo...lascio a te tutti i miei desideri piccione del cazzo, lascio a te tutti i miei abbracci, tutti i miei baci, sii fedele non perderti in piazze inutili a scroccare pezzi di pane dai turisti, sii prudente e soprattutto all'arrivo sappi farti riconoscere, le aquile si mescoleranno alle nuvole per poi piombarti addosso, guardati le spalle, anzi guardati alle ali, le aquile attaccano sempre quando meno te l'aspetti, se piove fermati, se c'è vento cerca riparo, se il sole brucia cerca una pozzanghera dove dissetarti, vola alto nel cielo mio piccione....e guardami negli occhi quano ti parlo. c'è in gioco la mia libertà, la mia vita.
piccione di sto cazzo fai qualcosa di buono ogni tanto....tu sai dove andare vero?
no perchè io non lo so...guardami nell'occhio.
guardami
guardami,
no non ho nient'altro da darti,
nient'altro da dirti,
segui l'istinto
come un piccione in bottiglia in balia delle nuvole arriverai dove arriverai,
lo so che ti raccoglieranno perso in qualche piazza ubriaco di parole con il mio biglietto legato alla zampa,
si così,
così
così!!!

ed ora vola. vola. vola. vola.
ebbasta mangiare, che poi non riesci a decollare.

04 settembre 2007

vergognati



che vergogna guardarsi allo specchio di nascosto. e ancora la voce sussurrata che vergogna...

e allora che vergogna, che vergogna pensare di aver amato tutto ciò. aver rinunciato a tutto per poter stare vicino ad una persona così. nella vita si cambia, questo l'ho capito, io per primo sono cambiato, ho persino mentito a me stesso. mi hanno fatto cambiare le circostanze, ho imparato a vivere lontano da mio figlio, ho imparato a viverlo in giorni prestabiliti, ho imparato a rinunciare, ho impararto a cambiare...tutto si impara. anche a piangere. ho imparato a piangere e ad asciugarmi le lacrime per tornare a sorridere, un'asciugamano sempre in tasca e tutto è più facile. quando la terra crepa si aprono voragini...e si va oltre. dall'altra parte. il rovescio della medaglia. credo di aver imparato a vedere l'altra parte della medaglia.

ho imparato a non credere più alle lacrime altrui, ho imparato a volermi più bene, ho imparato a credere solo a me stesso, me stesso come mai prima. io e le mie forze, io e il mio bimbo da crescere.

il resto cambia colore e torna a sorridere piangendo.
il resto cambia strada come cambia bandiera,
il resto parla e parla,
il resto ama sospeso pensando di essere indifeso,
il resto vivrà sempre morendo,
il resto non ha bisogno del resto,
il resto si basta e basta,
il resto è vergogna,
il resto si guarda i piedi,
il resto scappa pensando sia meglio così,
il resto ha paura.

io continuo per la mia strada, felice, felice, felice di quello che mi è rimasto. il mio odore, le mie mani, il mio riflesso allo specchio e una vita davanti da vivere....
e se dovesse piovere giro la medaglia e ritrovo il sole.

io non ho paura
io non cambio colore.

03 settembre 2007

oggi che di spazio attorno ne ho parecchio. oggi che scuotendo la tovaglia ho tolto anche le briciole. oggi che mi trovo a dormirti abbracciato mi sento fotunato. fortunato ad averti vicino. spero per tanto ancora.

una vita spero,
e anche di più

31 agosto 2007


credo tu abbia poteri magici, i tuoi occhi le tue mani e quell'odore tra i capelli. Ieri sera ti ho guardato ballare, una piccola molla tra tante molle, battere le mani e cantare. sei tutto quelo che avrei desiderato. tutto.

il resto lo tengo per me.
amore mio.

l'unico

30 agosto 2007

crollo. la stanchezza mi chiude gli occhi ma sono in buone mani, lentamente scivolo sul sedile, piedi sul cruscotto mi lascio andare. portami a casa fratello. Dieci anni ci dividono e sono sulla soglia del dire che ora tocca a te...tocca a te portarmi a casa stanco, guidare quando crollo. fratelli. sangue del mio sangue guidami fino a casa. sento solo l'aria che mi accarezza il collo...sento solo la tua voce che mi dice "tutto a posto?, ce la fai?"

certo che ce la faccio.
notte

29 agosto 2007

la postina porta il sole.

28 agosto 2007

che fatica che ho fatto a capirti e che fatica che faccio ancora oggi a seguirti. io sto in scia, mi stacco solo in salita dove spingo più che posso per far terminare il prima possibile la mia agonia, io sono così, do tutto quello che ho, urlo per poi frenare e stare in scia in discesa. quante volte ho fissato i tuoi polpacci spingere sui pedali, quante volte ho pensato a tutto il male che potessi avere dentro, la rabbia e la solitudine. tradito come me hai reagito in modo opposto al mio. opposto. hai ingoiato silenzio e delusioni, hai pedalato, hai corso, hai perso chili su chili e mai una volta che ti abbia sentito dire parole fuori posto eppure....eppure ho scoperto che cazzo siamo davvero opposti. esistono gli opposti, non lo faccio apposta a pensare che si possa essere simili, io lo penso, mi viene da pensare che ci possa esssere una sola reazione, una sola soluzione e invece esistono diverse strade che portano allo stesso obiettivo. ci stiamo arrivando insieme a quell'obiettivo, insieme da strada diverse, schiacciandoci in faccia, riempiendo magliette con scritte assurde, facendo scherzi da adolescenti. ci stiamo arrivando. ci arriveremo...te lo auguro. lo auguro al tuo self control che rispetto ma non riuscirò mai a fare mio. tu esorcista io posseduto.

ieri ti guardavo correre, come sempre io dietro a rincorrere. vai veloce, velocissimo, come non mai e allora sai cosa faccio? io ti butto la palla dal centro del campo e ti faccio correre, come ieri, come ieri, come ieri.

stanotte ti ho sognato correre.

24 agosto 2007

conosco il tuo reagire...come elastico nell'azoto liquido crepo.
assemblo pezzi raccatto energie e aspiro polvere, l'attesa mi piace da morire così provo a gioire della discesa, attendo la curva e mi lancio a tutta velocità senza sapere chi potrei incontrare oltre. sono sospensioni, attimi infiniti in cui mescolo parole e sensazioni, vivo insieme la gioia e il dolore. vivo così perchè è solo così che so vivere. bandiera al vento seguo la mia rotta contro tutto e tutti. ho perso pezzi di vita ma sulla strada troverò meccanici capaci di riassemblarmi perchè il cammino è ancora lungo e sento che sarà bellissimo guardare le mie pezze allo specchio. un pezzo di ciò che ero, un pezzo di ciò che vorrei, un pezzo di lei, un pezzo di noi, un pezzo di voi. credo che sarò tutto questo. tutto questo camminerà con le mie gambe, riderà tra i miei denti la mia gioia, come grondaia piangerò acqua caduta dal cielo e farò l'amore per amore.

la mia strada è questa, sensibile sento i cambiamenti delle stagioni e degli umori. sento che non ci sei più, oggi finalmente sento questo. dentro me non ci sei più e sento spazio. spazio da riempire senza dover spiegare il divenire. io sono questo. tra il prendere e il lasciare ho scelto il vivere per non morire. in fondo al tunnel ho scelto me.
il giudizio dovrebbe essere imparziale, il senso dovrebbe essere sempre quello come il suono della tromba all'orecchio suonata a polmoni pieni. e invece no...allora ribalto il senso e provo ad allontanare spettri maledetti, quegli scogli che mi frenano gli slanci. pian piano la mia strada la sto facendo, a testa alta e fiero di quello che sto facendo. sincero e onesto. non ho calpestato nessuno, in groppa da più di un anno ho anche altri fardelli che oggi cominciano a pesarmi. si fa pesante il fardello altrui così vorrei liberarmene. le persone cambiano, pure troppo e non si tratta di evoluzione ma di ribellione. io sto sulla mia strada, sui miei passi, gli unici che riconosco, gli unici di cui mi fido, non cerco più nessuno se non la mia felicità.

il resto...

il resto...

cambia.

16 agosto 2007

il vetro si leviga, in riva al mare riemerge e io seduto tra i sassi ho trovato lui...un pesce d'argento che oggi appeso al mio collo decide se il giorno può o non può sorridere. penso a questo "davide mi manchi" "davide tu manchi perchè sei dentro di te" penso al perchè lui manchi a me, penso al perchè e visualizzo un involtino, "si Davide sei come un involtino" nasce in me la voglia di sapere di cosa sei ripieno e invece io sono una pizza capricciosa, tutto in bella vista...questo pensavo oggi in macchina girando per la terza volta alla rotonda..il termometro segnava 38° e io non trovavo un distributore...nel sedile posteriore un racchetta da tennis, un paio di scarpe, un paio di mutande, una maglietta senza maniche e un paio di braghette.

stasera cerco il passante.

i ricordi lasciano i campi incolti, i sogni tagliano il grano e nei campi dei miei sogni rimangono solo balle di fieno...stanotte ho sognato il suo corpo, di nuovo il suo corpo avvolto in un abbraccio altrui. ed io che ci posso fare se non balle di fieno. mieto parole e ne faccio balle.

balle.

mi preparo per l'inverno...parole in cascina, consonanti per i maiali e vocali per le vacche.
proverbi per i conigli e rime per gli sbadigli.

Cacciatore di Cervi

10 agosto 2007

ogni volta che esco di casa mi segue, ogni sera che torno a casa lui è li ad aspettarmi, con me a vuotare il patume, con me nel letto, con me nell'orto, con me in macchina. c'è affetto e reciproco rispetto. c'è spazio e silenzio. ci guardiamo da lontano. mai una parola, a volte una carezza e poi via...in strada di nuovo. credo che ci siano equilibri invisibili e slenziosi che nascono dal destino...senza forzature ne paure. credo che ci siano gatti che si credono cani e persone che si sentono animali. io mi sento corridore, infaticabile corridore. nato per rincorrermi predatore e preda di me stesso mi riconosco in quegli occhi verdi del mio gatto quando fa le fusa, in quegli occhi gialli da predatore.

il bello è rincorrere, il bello è farsi prendere con il fiatone cadere a terra e farsi mangiare, il bello è vivere per poi morire

09 agosto 2007

silenzio e aria gelata sulla schiena mentre nella boccia i pesci rossi saltano impazziti. torno e sempre li conto, prima o poi il gatto farà loro la festa, festeggerà la sua lunga attesa. cadrà il pesce nella sua bocca piena di bava e ne rimarranno solo tre. solo tre, mi mangerà quello biancorosso. ognuno di noi almeno una volta avrà goduto nel sentire la propria voce, stamattina il mio vicino di orto dava acqua alle zucchine e nel mentre si diceva "tant incò a vin a piòver", l'ho sentito. godere della propria compagnia e spiegarsi il corso dei pensieri, dirselo a voce fa più compagnia, credo che l'età incida in questo, l'età alza la voce, la voce tocca l'apice sui 65 anni per poi calare sugli 85. una parabola vocale. sui 65 si ha bisogno di sentirsi vivi, presenti, attivi, per questo ci si parla. io mi parlo a voce alta solo quando sto cagando, fin da piccolo mi ha sempre stimolato il dialogo il cagare....forse il mio vicino di casa si stava cagando nelle braghe?, no non credo...o forse mi piace pensarlo.
credo e spero che i nodi vengano al pettine poco per volta e non voglio pensare che ci sarà un giorno in cui i nodi verranno al pettine tutti insieme...anche se vorrei rimanere calvo improvvisamente e non poco per volta. io ho sentimenti e sensazioni, quelle sensazioni che sto mettendo nel freezer, quei sentimenti che sto incanalando altrove e sogno, sogno di scopare, sogno di amare, sogno di abbracciare un corpo che oggi non ha volto, da due giorni ha perso i lineamenti, visualizzo solo un corpo e in questo divento donna, corpi senza volto, solo sesso. mi sento mezzo, mozzo a cazzare rande.
abbraccerei qualsiasi cosa morbida capace di darmi calore, capace di darmi affetto. il buco viene da lontano, qualcuno l'ha capito.

07 agosto 2007


ho avuto l'impressione che il tempo corresse, gambe all'aria ho avuto quell'impressione, sono istanti che ti chiariscono attimi di vita vissuti, sono istanti brevissimi in cui tiri una riga ed è come fare la somma, come quando alle elementari ti insegnano a fare il totale. una riga, il segno uguale e la somma è fatta...è un attimo, dopo calcoli, dopo essersi scervellati per tanto finalmente arriva il momento di tirare una riga. solo l'acqua gelata mi riportava alla realtà, un'onda anomala e un salto nel vuoto, gli schizzi in faccia ed ero di nuovo io, io sulla prua della barca. il risveglio durò un attimo, il tempo di capire che il risultato è giusto. sono ciò che sento di essere, gli altri vedono ciò che sono, senza errori, senza scarti, senza virgole ne frazioni, sono io, sempre io. quello che dopo calcoli e fatiche sprecate ha raggiunto il suo risultato. essere ciò che più sento dentro di essere.

ho fissato luci e stelle, visto il sole calare all'orizzonte, un orizzonte senza tetti ne camini, senza colline ne montagne, ho ascoltato il cuore prendere velocità e non ho avuto bisogno di nient'altro, nient'altro che quello che avevo...una borsa con due costumi, tre maglie, uno shampoo, un bagnoschiuma, uno spazzolino, un dentifricio, un paio di occhiali e nient'altro. era tutto dentro di me. non mi serviva altro.

ho dormito sonni tranquilli cullato dal mare, cento metri di mare sotto la mia schiena mi cullavano. ho ascoltato voci disegnato corpi e seguito le onde del mare, ho seguito la direzione del vento per gonfiare le vele, quanto mare, interminabile movimento delle onde, impareggiabile terapia. ho contato il tempo passato a fissare il sole calare poi mi sono arreso e ho vissuto senza fare calcoli, bagnato il mio corpo nudo, solo la luce della luna a guidarmi. tappeto d'acqua calda sulla pelle, sale tra i capelli.

il diario dice che ciò che ho dentro non ha bisogno di parole per esser spiegato, combacia ogni movimento. è tempo di godere di ciò che ho raggiunto, di ciò che mi sono conquistato. sincerità e lealtà. questo è un piccolo punto per poter girare pagina, solo uno dei tanti. sento di aver fatto un'altro passo, rinunciato a tanto per riconquistare ciò che avevo perso.

sono felice. lo specchio non mi dispiace.
sono quello che vedo

poco prima di partire scrissi poche righe..
condite con le lacrime scrissi col cuore, misi punti e virgole, scrissi grazie, grazie di tutto.
scrissi più o meno mille parole in un foglio bianco, scrissi in stampatello per essere il più chiaro possibile,

scrissi a mio padre.

ieri il giorno del mio compleanno suona il campanello di casa, corro giù e non c'è nessuno, solo una lettera con poche righe scritte in uno stampatello che ho riconosciuto all'istante.

ho pensato immediatamente di avere abbattuto una barriera che reggeva da 34 anni, quel pomeriggio l'ho abbattuta, la conferma era quella lettera, la conferma è stata la vacanza passata in barca in mezzo al mare, io e il mare, io i miei pensieri e la mia vita, il mio bimbo lontano a cui raccontare tutto, la conferma è stato tenermi vicino mio fratello, mio fratello che ha creduto di esser mio figlio per anni, mio fratello che mi sono tenuto vicino in mezzo al mare, sulle gambe a vomitare, a piangere per un amore perso, mio fratello a cui sono legato in modo strano, trasversalmente da un cordone che ci ha alimentato diversamente. in mezzo al mare ho abbattutto un'altra barriera.

la lettera diceva.

finchè avrò un filo vita farò di tutto per aiutarti.
figlio mio.


diceva anche altro ma tengo solo questo, ora padre anche io capisco, capisco la distanza, abbiamo parlato da padre a padre, niente di simile era mai passato attraverso l'inchiostro di nessuna biro, nessuna di queste parole era mai uscita da nessuna delle nostre bocche, niente di ciò. stamattina parto presto per correre ad abbracciarlo ma il destino mi ha allontanato ancora...non c'era.

meglio così.

20 luglio 2007

che sia nuova vita, che sia sole e luna, che sia notte profonda e stelle come varicella nel cielo, che siano nuvole gonfie mosse dal vento, rincorse nei prati e abbracci senza perchè, che sia profumo di crema e acqua sulla pelle, che sia vento a seccar le labbra, che sia vita, vita che cresce dai piedi che muove le mani e fa luccicare gli occhi, che sia amore mio, che sia giulio la mia strada, la mia voglia di esserci, la mia voglia di vivere, di ridere, di amare ancora.

che sia nuova vita fatta di poche parole, nessuna virgola, nessun foglio ma solo banchi vuoti su cui scrivere "la prof di matematica è una merda", mense e minestroni da nascondere sotto i tavoli, palline da lanciare in piste fatte di sabbia, tunnel da cui scorgere le uscite, che sia mio fratello forte, che le sue mani corrano ancora su quelle corde tese, che sia lo stomaco pieno, che sia sale nella pasta, che sia volo di uccelli nel cielo a stormi. che sia vita, nuova vita.

che sia tutto.
che sia fischio all'orecchio
che sia taranta
che sia valzer
che sia pizzica
che sia suono
che sia cuore a battere

che sia amore a flotte.

capitano mio capitano.

19 luglio 2007

lontani ma credo vicini, lo sento che siamo vicini. il sapore in bocca rimane, il sapore di chi si ha avuto vicino per tanto rimane, rimangono gli abbracci, rimangono tante cose, i silenzi e le mancanze si fanno sempre più pesanti quando ci si guarda allo specchio e ci si rende conto di aver un buco dentro. io sono rimasto con quel buco ma mi basta chiudere gli occhi per rivederla, a volte anche ad occhi aperti mi ritrovo a pensarla, mi ritrovo a parlarne e sempre mi viene il groppo in gola...e allora perchè? perchè? perchè l'amore finisce?

ma che cazzo ne so?

mi sono nascosto dietro all'amore forse perchè è la cosa davanti alla quale nessuno avrebbe mai potuto dire niente, e così è, almeno l'ho pensato, ci ho creduto a tal punto da fare quello che ho fatto. ma ieri proprio mentre mi facevo la doccia pensavo che i mattoni si stanno ammucchiando e il cemento regge, la mia casa cresce e regge, regge il pensiero, regge lo sforzo, lo sguardo ho sempre cercato di tenerlo alto tranne davanti al male che ho fatto, davanti a quello potevo solo abbassare lo sguardo e oggi credo che avrei dovuto aver più rispetto, avrei dovuto...ma come facevo, la mia casa era senza mattoni e io mi arrampicavo su specchi in cui mi riflettevo sempre e solo io. ieri credo d'aver capito che un modo esatto per dire addio non esiste, ma esiste il rispetto esiste il ricordo di una vita passata insieme, rimangono notti e giorni passati insieme, rimane tutto. mi è rimasto tutto.
oggi la vedo come un chiodo, un punto fermo a cui credo non potrò mai rinunciare, metà di me, quelle parole che mi strappano sempre lacrime, le più belle lacrime, quelle che sanno di fortuna, la fortuna d'averla incontrata.

credo fosse finito l'amore, credo quello, ma mi è rimasto il più bello, mi è rimasta la stima, l'onestà, la sincerità, la verità senza parole...quella che non ha bisogno di spiegazioni. mi è rimasta la stima per una persona che ho amato per dodici anni. oggi forse l'amo più di prima, la rispetto più di prima, penso a lei più di prima...lontani, separati e lontani.

capisco il male che le ho fatto, capisco tutto a distanza di due anni, rispetto il suo male, la sua rabbia, e la sua perdita di stima nei miei confronti. rispetto tutto. E' giusto così. prendo tutto.

un giorno si ripartirà, ne sono sicuro, magari ognuno per la sua strada, magari lontani ma sono sicuro che dentro me non la perderò mai, mai e poi mai. se vorrà credere alle mie scuse mi riabbraccerà anche solo per un secondo, altrimenti continuerà ad odiarmi. dentro me non è cambiato niente. o forse è cambiato tutto. di schiaffi ne ho presi, di schiaffi forse dovevo prenderne per capire che non sta tutto dove pensavo. per capire che l'amore ha mille case, mille vestiti, mille sorrisi e mille lacrime.

qualcosa in questo gran casino forse l'ho capito.

quando rimani in mutande, quando hai fame, quando hai sonno, quando pulisci le scale, quando devi rinunciare a tutto, quando ti si buca la bici, quando lavi le magliette a mano, quando paghi le bollette, quando il letto è per metà fatto, quando il seggiolino in macchina al tuo fianco è impolverato, quando cerchi una spalla su cui piangere, quando il singhiozzo non ti fa prender respiro, quando ti svegli con un sorriso, quando tuo figlio ti abbraccia forte, quando leggi un bel libro e avresti voglia di raccontarlo, quando raccogli i pomodori nell'orto e vorresti farli sentire a qualcuno, quando ci sarebbero mille quando...ti accorgi di chi è stato davvero importante per te.

te ne accorgi perchè è la prima persona che ti appare nei pensieri, è la prima a cui raccontare i tuoi "sai che..".

sotto la doccia mi sono accorto di questo perchè di alcune persone mi rimane solo il disgusto...mi sono accorto di aver perso i miei "sai che..", mi sono accorto di visualizzare solo un corpo nero che cammina a testa bassa, un ombra senza sorrisi. visualizzo un ombra e sento il male.

17 luglio 2007

alzo la pallina e batto. l'importante è tenere i piedi ben fermi a terra e che la pallina ricada esattamente a trenta centimentri dalla mia testa. cerco di star calmo e ingoio l'ennesimo boccone, respiro lento, recupero le forze e cerco di non strafare ma è più forte di me, una pallina devo lanciarla sempre fuori, non fuori dal campo ma fuori, fuori dalla recinzione, in strada, colpendola con tutta la forza che ho in corpo. sorrido e urlo quando la palla sta dentro quelle quattro righe bianche. sono davvero felice quando quello che vorrei è proprio quello che accade. felice davvero.

bevo e me la rido, i piedi di mia mamma stanno oggi sul divano a riposare e un po' mi riposo anche io, i pomodori diventano rossi e ogni giorno se ne aggiunge uno nuovo.

non mi rimane niente di lei, nemmeno un sorriso. niente. nemmeno un bel ricordo, perchè di lei non riconosco niente, è come essersi svegliati a accorgersi di aver amato un'altra persona. finito l'amore non mi rimane niente, ne la stima, ne il rispetto, niente.

persone così non ne avevo mai incontrate. è stato tutto nuovo per me. gli guardi bassi che mi schivano mi fanno schifo, le persone senza palle mi fanno schifo. le persone che scappano mi fanno schifo. le persone che non sanno assumersi nessuna responsabilità mi fanno schifo.

una domanda sempre e comunque mi sveglia la notte...
"ma come cazzo ho fatto"

la pallina ricade lenta, il mio braccio si inarca oltre la mia spalla, carico il colpo e batto.

ACE

16 luglio 2007

lui ha le maniche tagliate e un sorriso grande per ognuno su quel cazzo di palco non c'è differenza scrivo di seguito perchè sono emozioni da bere senza virgole ne punti io le ho bevute così così così così senza pensare ma solo ascoltare. e metto il primo punto perchè girandomi ho visto lei che ha i capelli schiacciati sulla fronte lei che a quindici anni ho lasciato dicendo dicendo dicendo niente l'ho mollata e basta sono sparito. e qui metto il secondo punto perchè qui mi sono vergognato anche oggi a scriverlo anche solo a ripensarlo dopo quasi vent'anni me ne vergogno ancora vergogna vergogna vergogna. e qui metto il terzo punto perchè non la vedevo da credo dieci anni sapevo che conviveva sapevo qualcosa qualcosa che sapeva di amore vero qualcosa di bello. quarto punto per dire che mi avvicino mentre alle mie spalle continua il concerto mentre alla mia sinistra giulio dorme arrotolato nel passeggino sono le due di notte e mi avvicino l'abbraccio e le chiedo:

"come va?".
"il mio raqazzo se n'è andato di casa oggi"


allora ho una calamita per le persone con dei problemi frugo nella borsa e le porgo il mio biglietto da visita.

"entra anche tu nel Club!! (vedi post del 6 Luglio), la prima donna dopo la segretaria"

portatore di sorrisi

mio nonno diceva sempre che...
...ma che cazzo scrivo.

queste sono solo parole, le sue non lo erano.

il suo fischio è ancora nel mio orecchio, nell'atrio dell'ospedale posiziono la lingua sul palato e comincio a fischiare. mi metto in tasca un sorriso e seguo le indicazioni, destra, sinistra, ascensore, secondo piano, stanza 14 e via di briscola.

"les ca' stroz"
"mamma questa volta ho vinto io"
"si mi sa di si"
"ma la unziker (come cazzo si scrive) hai visto che esce con un'altro?"
"mamma ma che me frega della unziker...o come cazzo si chiama"
"ma c'la to amiga...come si chiama...la F...., che fin ala fat?"
"barabadan, l'è sparida, la va in moto con Capirossi"
"ah beh, bela amiga"
"se se bela amiga dal caz, set sat degh mama?, c'la vaga a kagher le e Capirossi"

...esco e faccio la strada al contrario, tocco i pulsanti dell'ascesore, mi faccio un giro in più, vado al terzo piano poi scendo nei sotterranaei, ed infine esco. la lingua non mi si stacca più dal palato, domenica sera e nelle mie braghe che mi cascano fischio nel parcheggio deserto dell'ospedale, fischio fortissimo e mi gratto le palle. alla faccia della sfiga.

vaffanculo a tutto. io fischio.
nonno, io fischio,
fischio più forte all'orecchio di giulio come facevi tu al mio orecchio quando mi venivi a prendere a scuola. nonno sai che venerdi sono andato all'ospedale con Giulio e all'ingresso mi ha chiesto di te? Ti ha visto tre volte e mi ha chiesto di te. del nonno LEO, si di te.
"papà, ma dov'è il nonno Leo?" (vedi post del 03 ottobre 2005)
"Giulio il nonno Leo non c'è più, è in cielo, così dicono, in alto"
"Papà è in mezzo alle nuvole?"
"Boh? giulio la verità è che il nonno è morto e non c'è più, se sia in cielo non lo so, tutti dicono così ma non so se è vero, di vero c'è che non c'è più, ma tu ti sei ricordato di lui e forse da qualche parte è ancora! forse nei nostri sogni, forse oggi è nella tua testa"
"il nonno fischiava sempre"

"minchia giulio mi scappa da piangere ma è meglio se fischio,
fammi fischiare che è meglio e a proposito, devi imparare assolutamente a fischiare..."
"fiuuuu, fiuuu, non ci riesco, papà non ci riesco"
"verrà un giorno, intanto arrotola la lingua e soffia"

11 luglio 2007

eco

sfoglio una rivista e penso.
penso al tradimento mentre lavoro penso a questo. penso sempre a questo. penso incrociando gli occhi, sfocando le lettere. dormendo, cagando, pisciando facendo da mangiare, giocando a tennis, fermo al semaforo, mentre mi masturbo, mentre guardo la tv, mentre giro in bici, mentre gioco con mio figlio, mentre parlo di lavoro, mentre aspetto in fila in banca, mentre sbuccio le patate, mentre vuoto il patume, mentre taglio l'erba, mentre vuoto l'acqua bollente nella tazza del the, mentre gioco con il cane...insomma ci penso.
penso al tradimento, alla perdita di stima e di rispetto. ho perso tutto questo.
io ho tradito e ho perso. perso tutto. ho amato due volte in 34 anni e ho sempre perso.

la seconda volta ho amato in modo viscerale, ho amato nel corpo di un 30enne, ho amato con il cuore di un 15enne e ho perso, ho perso tutto. sapevo di dover perdere tutto per poter amare del tutto, ho perso tutto e non mi è rimasto niente.

la prima volta ho amato nel corpo di un 20enne con il cuore di un 15enne. ho amato per 12 anni, ho costruito la mia casa sull'albero, un figlio e quattro mura ma ho abbattuto tutto. una costante rimane oggi che ci ripenso mentre sfoglio questa rivista.
rimane un cuore da 15enne che ama.
rimane che ho sempre perso tutto anche invertendo le storie.

il primo amore perso l'ho tradito per il secondo, il secondo l'ho perso tradito nell'anima, nell'orgoglio, nel rispetto e nella stima, insomma mi è tornato tutto nei denti, con gli interessi da pagare per il resto della mia vita

sapevo che avrei dovuto perdere tutto. per amore ho tradito, per amore ho deciso di perdere tutto, per amore, sempre per amore, solo per amore ho detto di essermi innamorato di un'altra persona alla persona che ho amato per 12 anni, sempre e solo per amore ho preso le mie cose e le mie offese, per amore ho perso il mio primo amore, la persona più sincera, più onesta e più rispettosa che abbia mai incontrato. l'ho persa per sempre, la mamma di mio figlio. persa per sempre. starò per sempre vicina a lei nel modo più triste che possa esistere...quello buracratico...del resto a lei non interessa più, ho provato in mille modi a salvare qualcosa ma niente è più recuperabile, nemmeno il saluto. nemmeno quello. mi prendo le mie colpe che sono quelle di essermi innamorato di un'altra persona. talmente tanto da rovesciare tutto e con le lacrime agli occhi distruggere tutto. mi è rimasto Giulio, l'unica gioia della mia vita, per amore ho sacrificato un amore. giulio sarà sempre il mio primo pensiero. lo è stato sempre dal momento in cui si era deciso di concepirlo. a lui non ho mai mancato di rispetto...a lui mai, la mamma l'ho tradita. per amore l'ho tradita, per un sentimento grande a cui non si può e non si riesce a dir di no. e allora che fare? come reagire quando per amore si rinuncia all'amore per poi ritrovarsi a soffrire sempre e comunque?.

il risultato è sempre quello.

credo di aver avuto rispetto per il dolore del mio primo amore togliendo la mia presenza anche se avrei voluto esserci almeno in un angolo, rispetto nel metterci la faccia, nel prendermi tutte le mie responsablità. posso dire oggi di non essere mai stato rispettato dal secondo amore...in niente. il secondo amore se n'è andato nel silenzio, mi ha lasciato le mani quando ero sul bordo del burrone e questo è quello che rimane. il vomito e il disgusto. il vomito e il disgusto per una persona che non ha mai avuto il coraggio di alzare lo sguardo per guardarmi negli occhi.

a me è rimasto quello, parole che mi hanno bucato l'anima,
"non mettere sempre in mezzo tuo figlio"
ho sofferto troppo per una separazione, troppo, per chi non sa cosa vuol dire amare.

posso solo urlare la mia rabbia e ascoltarne l'eco mentre cado.

10 luglio 2007

sen sei


...è noioso. così dicevano la maggior parte delle persone e io che me ne stavo sdraiato a terra spegnevo le luci e alzavo il volume. A me bastava stare in mia compagnia, non dimenticherò mai quella sera steso a terra braccia aperte sul pavimento di casa dei miei genitori. mi bastava poco, niente di noioso nell'ascoltarsi respirare, nell'ascoltare una canzone senza vento. niente di noioso nello zappare, niente di noioso nello scalare una montagna in bici, nello stare chiuso in macchina sotto il sole con il riscaldamento acceso e aspettare che caschi la prima goccia di sudore. niente di noioso nel fissare un galleggiante luminoso nel buio. niente.

così mi defilo e cerco di esser noioso, nella mia noia trovo le risposte alle mie angosce. accavallo le gambe, accendo una sigaretta e seguo le correnti, mi guardo i piedi e penso, cerco di bastarmi, cerco di riempirmi. siamo in tanti ad ascoltarci, e allora perchè non posso neanche io? perchè io non posso stare nella mia noia e trasformarla in un bicchiere che si riempie man mano.

la pizzica mi risveglia, un passo avanti e uno indietro, disegno un cerchio a terra e tutto passa con un doppio passo, la taranta mi oltrepassa le viscere e la noia prende altre forme...altre movenze, è come entrare in campo dopo il riscaldamento, tocca a me. si sen sei gli spacco il culo. certo sen sei, però per favore puoi toglierti quel pizzetto?, mi fai ridere...e poi basta cera, io voglio spalmare crema doposole e invece mi tocca massaggiarmi il collo sulla scrivania con la fronte appoggiata alla tastiera del computer mi devo automassaggiare.

certo manca, manca tutto, ma una pennellata ad una ringhiera mi rischiara la mente, in mutande ridipingo la ringhiera e mi curo...stendo il colore in modo da non lasciare il segno, prima in verticale poi in orizzontale e aspetto. torna tutto bianco. io mi curo così, sistemando, colorando, liberando la mente, tra un pennellata e l'altra sento la torta cuocersi, sento il profumo uscire dal forno e sto meglio. metto la cera e tolgo la cera....si sen sei.

preparo la cena e mangio la cena...si sen sei. si sen sei.

per me bollito misto,
per te un involtino plimavela!

06 luglio 2007

si raccolgono adesioni.


per chi è stato lasciato, per chi si è appena separato, per chi piange la notte e il giorno anche senza sbucciare la cipolla, per chi è stato tradito, per chi si è visto scippare la ragazza da un centauro, per chi è rimasto solo, per chi si è sentito dire ti amo per poi esser lasciato, per chi ha creduto di avere una ragazza sensibile e sincera si organizzano tigellate, corsi di autostima, corsi di taglio e cucito, di cucina. partite a carte, briscole e pinacoli, corsi di teatro, yoga. sedute spiritiche per richiamare fidanzati defunti, corsi di wodoo e magia nera. si organizzano cubalibre party, mohito party, corsi di pittura, giornate sui monti in bicicletta, passeggiate in campagna, tuffi in piscina e in fiume, gite fuori porta, pic nic, chiacchiere su panchine o teli da mare.

per chi ama la musica si offrono riduzioni per concerti, per chi ama lo sport corsi di tennis, di squash, di calcetto saponato o di boxe.

per chi ama e basta si offrono ragazze disponibili ad incontri al buio.
no scherzo.
al buio non si vedrebbero...

(mamma mia che caduta di stile)

05 luglio 2007

macigno

mi fido poco.
quello che posso è quello che ho.
niente e nessuno può per me
niente e nessuno...quando le scale si devono lavare,
quando i condomini vengono a reclamare,

sono o non sono il capo condominio!!

e allora niente e nessuno può rispondere per me,
niente e nessuno, solo io.
solo io faccio la pappa a mio figlio,
solo io sono il suo papà...è forse quello il punto.

ho dovuto leggere anche "non mettere sempre in mezzo tuo figlio".
e cosa dovrei fare? eliminarlo? c'è! ed è la cosa più bella che ho, solo di lui mi fido. solo di lui. solo lui proteggerò fino alla morte.

parole che pesan come macigni. "non mettere in mezzo tuo figlio", d'istinto mi verrebbe da prendere quei macigni e fracassarle il cranio, ma non posso. non ne vale la pena. arriverà il giorno. lo so che arriverà...fosse anche tra molti anni. io sarò li ad aspettare. io non dimentico...purtroppo il male subito non lo dimentico. si, io nn lo dimentico, e non perchè ricordo solo quello che voglio ma perchè il male ti lascia dei segni, soprattutto il male che ti mettono addosso altri, il rispetto che ti tolgono, l'anima che ti succhiano. quello non lo dimentico...il bene invece lo cancello perchè fa ancora più male.

è proprio quello uno dei tanti punti che prendono forma in questi giorni...questo è l'ennesimo punto.
non ha mai capito e mai capirà che un figlio merita rispetto, merita attenzioni, merita tutto...ma il figlio non era suo. la triste attenuante...l'unica.

tutto quello che ho ottenuto me lo sono sempre andato a prendere, tutto quello che ho fatto me lo sono fatto con le mie mani e niente e nessuno mi ha aiutato. nessuno piatto caldo la sera, nessuna spremuta la mattina, niente.
il gatto miagola se non gli do da mangiare.

i parassiti non conoscono il sacrificio,
perchè sanno sudare solo nel godere.

la vita l'hanno letta sui libri, la vivono sui palcoscenici.
spente le luci si piangono addosso.

l'amore va e viene per alcuni,
nessuno discute il proprietario dell'amore.
ma il rispetto merita rispetto..

..perchè oggi io non mi fido più di nessuno,
regalo parole, abbracci vuoti e sorrisi spenti,
quando mi si stringe il cuore sento il terrore.

il terrore.

maledetta!!!!

04 luglio 2007


dai papà che l'acqua non è fredda.
certo giulio...certo.
dai papà buttati...
certo giulio...certo.
papà cosa aspetti?
certo giulio...certo. adesso mi butto.



....


...dai papà!!!!


minchia che freddo.

bravo papà!

e adesso....tocca a .....
bravo giulio!

tu fai sempre prima...tu hai molte meno balle del papà!!

03 luglio 2007


veleggio senza vento mi fermo in mezzo al mare e aspetto la calma, quella che il ragionamento chiama distacco, quella che l'istinto chiama sopravvivenza...e allora mi riposo, no anzi, mi ascolto e mi accontento, mi gestisco e mi riempio. bevo le mie lacrime, attendo ricrescere i miei capelli, mi siedo e aspetto che i nodi vengano al pettine mentre sul fuoco la pasta si cuoce. mi piace al dente, fremo e scolo, condisco e mangio. vivo.

la bionda è in una tunica bianca ornata di pizzi e merletti, bionda tinta e truccata nel buio sembra marilyn monroe in pensione, quel dopo che nessuno ha mai potuto vedere, lo sfascio, seduta su una sedia con lo sguardo perso fa la guardia alla sua bancarella di giochi usati. si marilyn vende giochi usati al mercatino, ceste di sorprese Kinder, ceste di omini playmobil, e poi ragni di gomma, pistole, trapani che non funzionano e macchinine senza ruote.

Giulio scava, scava nelle ceste, si siede nell'erba, vuole il cesto che sta proprio sotto la bancarella, proprio quello. io guardo un telefono usato, di quelli anni 50...marilyn mi guarda, si sporge, sorseggia la sua Coca Cola light e mi rutta in faccia con una naturalezza che quasi non me ne accorgo se non fosse che Giulio mi dice "papà ma ti ha ruttato in faccia".

silenzio

silenzio

silenzio

"scusa ma mi viene su quello che ho mangiato questa mattina...e comunque il telefono è originale, funzionante, te lo lascio per 150 euro"

Eh?? 150 euro??

Giulio seleziona accuratamente 6 oggetti, 2 dinosauri, un soldatino da far divorare, un pirata con la benda nell'occhio, una mosca e un ragno.
pago un euro di tutto, e ce ne andiamo.

poco dopo, poco più avanti, fermo con giulio tra le braccia, osservo marilyn da lontano, barcolla tra le bancarelle in quella tunica bianca si trascina mentre sorseggia l'ennesima Coca Light...

...ora almeno so che non è morta.

quasi

28 giugno 2007

fatale fu la rovesciata: part2

fu li che trovai sollievo nell'annusarmi i polsi, nel farmi frittate con le zucchine. Il campo lo abbandonai per sempre, in preda a crampi costanti non riuscivo più creare le mie geometrie, vagavo con la mia fascia al braccio in quel rettangolo verde, la palla andava troppo veloce e gli avversari mi sgusciavano ovunque come anguille di fosso, quelle che mio padre riusciva a prendere da piccolo, io ancora più piccolo di lui, sempre più piccolo di lui dovetti cambiare strada per evitare di ritrovarmelo tra le mani, a tavola da solo mi ritrovo ancora oggi apparecchiato come lui, un pugno chiuso a sinistra e una forchetta nella destra. lui cacciatore di anguille, barbone da branda con i capelli grigi lunghi ad accerazzargli la schiena, io piccolo con solo verità da regalare, rimasi solo. la televisione mi parlava ma non riuscivo ad ascoltarla, così staccai il filo, staccai il telefono, staccai tutto. io e il gas, io e i miei fornelli, i miei pennelli, il mio legno e la mia creta. modellai dottori, lupi dal pelo grigio e mele mangiate. sogni e incubi si mescolarono alla realtà e tutto divenne tangibile.

stavo diventando pazzo. sono diventato pazzo.

passò l'inverno son i suoi botti di fine anno, l'orecchio teso e un ricordo perso. L'odio cresceva, cresceva a dismisura dentro come edera, come menta selvatica metteva radici, dal petto le radici arrivarono alle mani, dal petto alle gambe, dal petto agli occhi...menta piperita diventai. mohito ambulante mi riempii di alcol per dormire sonni leggeri. lottai contro il buio la notte contro ventilatori simili a mulini a vento. Feci mie scudiere una flotta di zanzare, un mattarello come spada, un grembiule sporco di farina come armatura, in testa il mio cappello di paglia, Don chisciotte senza sella cavalcai la mia bicicletta e scalai le cime più alte lasciando cadere le mie gocce di sudore su cartoline lasciate in buche della posta. nella sua buca della posta lasciai le mie lacrime e i miei pensieri. in quel cortile si consumò la mia sconfitta, perirono dieci zanzare tigre,due libellule mandate in avanscoperta tornarono imbalsamte. la notte rimasi appostato studiando a tavolino il mio attacco a sorpresa, mandai allora avanti le mie falene ma i pipistrelli come contraeree ne fecero cibo per i loro denti, come una talpa mi tolsi gli occhiali e scavai il mio tunnel, arrivai fin sotto casa sua, fin sotto il suo letto...sbucai dal cuscino e trovai lo scempio.

parole sui muri cancellate, l'inchiostro colava come lacrime dal soffitto, di lei nemmeno la traccia, nemmeno un segno, nemmeno l'odore di nivea sul cuscino, nemmeno un segno di rimmel, nemmeno le scarpe, nemmeno un assorbente, nemmeno un bicchiere nel lavandino, il frigo sempre vuoto. provai a leggere quelle parole sulle pareti, decifrare quei segni e quel silenzio, in controluce lessi. "non voglio perderti, sei importante per me, un leone come te come può farsi scappare la preda così facilmente, si sto con lui ci sto bene scopo e sto bene, si dovevo capire, ho provato tutto, non ti ho preso in giro, sono un stronza lo so te l'ho sempre detto che non sono quella che pensi, giro a testa bassa ma fuori di qui sono felice, ho continuo bisogno di attenzioni, di essere al centro dell'attenzione, ho paura di "dover" stare ancora male, sei una persona che non reagisce, non mi piace quello di te, se venivi a dire qualcosa a mio padre non so cosa ti faceva, le mie amiche sono partigiane, non uscivo con lui perchè ci stavo male anzi...anzi ci esco ancora mentre esco con te, no non è un gioco".

no non è un gioco, me ne sono accorto, ho perso tutto, nei giochi al massimo perdi per essere fortunato in amore. avrei una risposta ad ognuna di quelle parole cancellate sulle pareti, una risposta a tutto ma ho perso le parole come ho perso forse troppo tempo a cercarle, mi scappa da ridere, mi fa solo ridere quella parete sbavata, mi fa pena, mi fa pena lei mi fa pena lui, mi faccio pena per aver perso tutto questo tempo. Io ho fatto e dato mentre lei ha solo preso, ha solo rubato anime per poi sputarne le ossa. chusi la porta, uscii dall'ingresso principale, mi presentai ai suoi badanti, mamma e papà che a colpi di macete provarono a tarparmi le ali, quelle ali che ora riposano sulla schiena di quella maledetta maglietta chiusa in quel cassetto. non voglio più quelle ali, quelle ali mi hanno fatto schiantare al suolo di faccia e a raccogliermi sempre e solo barelle. oggi, pellegrino in cerca di dimora, vago su sabbie gelate, incontro in parcheggi deserti anime disperate, anime rubate in cerca di vita propria, mi toccano, mi salutano quasi fossimo grandi amici, io come loro, oggi anche io come loro, io che non ho fatto altro che ripetere di non essere come gli altri mi ritrovo diverso ma nello stesso oblio, divorato nell'anima, deriso, ingannato come tutti gli altri.

ma io non dimentico,
io non dimentico niente.

sto solo aspettando il momento
per vendicare le mie zanzare,
le mie falene.

poi comincio a ridere anche io.

27 giugno 2007

fatale fu la rovesciata: part1

"ne sono sicuro, un passo dopo l'altro e tutto tornerà al suo posto. cerco di ascoltarmi come ho fatto negli ultimi tre anni, tre anni passati a ricostruirmi, passati ad inseguirmi, a scavarmi buche lasciando fuori il culo come un struzzo, tre anni in cui ho pianto e sanguinato. tre anni, 1095 giorni, 26280 ore, 1576800 minuti passati a contare...passati ad amare sempre. sempre. sempre amare perchè è l'unica cosa che so fare. e poi ho chiuso gli occhi e incominciato a parlare, ad ascoltare, a far uscire tutto il male, dividerlo dal bene, setacciarlo come farina macinata, voglio la farina io e non le briciole...non sono una tovaglia io. ho macinato parole e ingoiato tutto. indigestione ho fatto di segreti a cui ho cercato di dare una forma, mi sono nascosto la realtà fino al giorno in cui ho cominciato a scrivere, a raccontarmi la verità. "

quello ho fatto, scaravoltando in area di rigore ho squarciato la rete, pensando di aver fatto il gol più bello della mia vita... e invece sono rimasto a terra...caduto sulla schiena ho sentito il fiato mancare, occhi al cielo, si è fermato tutto per alcuni mesi, non secondi, nemmeno minuti, nemmeno ore, ma mesi, mesi di silenzio. quel silenzio quel dolore che lacera le vene, non ti resta che sanguinare, sanguinare ovunque. é un emorragia interna, il cuore perde colpi e batte fuori tempo. il mondo si è scaravoltato in un sol colpo, e pensare che quando ho intravvisto la porta mi sono lanciato a tutta velocità su quella palla per scaraventarla dentro, ad un certo punto non pensi più a niente, è l'istinto a guidarti e io mi sono sempre fidato del mio istinto...sempre. questa volta mi ha fottuto. mi ha fottuto. mentre mi portavano via in barella ho fatto in tempo a dare un occhiata alla porta, il mondo sottosopra e la palla fuori in un cielo verde erba. la palla era uscita. fuori. nessuna rete squarciata, nessun gol, niente. nemmeno il portiere, nemmeno quello. mi dissi che era un sogno, non ci volevo credere, immobile in quella barella non facevano che scendermi lacrime dagli occhi, le mie mani stringevano ferro ghiacciato....chiusi gli occhi. mi svegliai in un letto d'ospedale, un crocefisso come semaforo, una flebo come lampione e una sedia a rotelle come automobile. il Natale lo passai in quella cucina spoglia a far torte in bilico su due ruote, ad impastare sulle note di "Ballata per la mia piccola iena", il cioccolato sapeva di cioccolato, le mandorle di mandorle, il natale sapeva di bende elastiche, di disinfettante, di ospedale. mi stavo leccando le ferite, lo squarcio più grosso stava dentro, le gambe avrebbero ripreso a muoversi di li a poco. ....

25 giugno 2007

la fine degli ingordi..

i contadini ad ogni piazzola ripetono sempre la stessa cosa....sempre lo stesso tormentone che si ripete, il tam tam della fondovalle, da marano a modena lo stesso tormentone....

"le ciliegie quest'anno sono poco saporite, grandi, ma piene d'acqua".

si sono bevute tutta l'acqua caduta dal cielo, qualcuno non ha insegnato loro che il troppo stroppia e a forza di bere hanno perso il loro sapore. oggi sono tutte uguali, grosse ma insignificanti ciliegie dalla pancia piena. gradasse ciliegie.




dai campi aridi nasce sempre l'erba più forte,
dalle crepe del cemento spuntano sempre i fiori più gialli.


mi crepano le labbra dal tanto pensare, dal tanto respirare. respiro profondamente, raccolgo il fiato dall'addome che gonfio sembra esplodere, respiro, respiro e mi lascio bruciare i polmoni. Sono io. sono rimasto io. Felice di esser rimasto solo. Felice delle mie verità, della mia onestà, della mia sincerità, felice di essere diventato un po' più grande, un po' più vecchio, felice di aver scoperto la mia barba imbiancare, felice di trovare capelli bianchi sulle mie tempie, felice di vedermi allo specchio diverso, felice di aver vinto tante battaglie sputando sangue, mai mi sono arreso a me stesso, mai, oggi sono più cose in un sol corpo, sempre di più, sempre più chiaro, sempre più sincero, sempre di più. Mi annuso le braccia e sorrido al sole. le montagne sembrano non finire mai. un segreto piccolo che ho imparato anni fa mi sarà di molto aiuto oggi. non mollare mai, mai, nemmeno un secondo, in salita è vietato mollare, vietato smettere di spingere, vietato, in salita è vietato avere cali o cedimenti altrimenti si torna indietro e quello che io voglio oggi è andare avanti e avanti andrò. oltre le buche che ho incontrato, oltre alle false indicazioni stradali, oltre tutto...e quando il cartello segnala 5 km allo scollinamento io continuo a spingere fino a che non vedo la vallata. quello l'ho imparato anni fa quando a metà salita mi sono detto per un secondo "non ce la faccio" e sono crollato tornando indietro, è bastato un secondo, un maledettissimo secondo per buttare all'aria tutto, oggi spingo senza voltarmi, seguo il mio battito, il mio respiro e non mi mi volto mai, spingo e basta fino alla cima. Attorno sento solo profumi di grano tagliato, il sudore mi cola sugli occhi si mescola alle lacrime...sta arrivando la discesa, la tanto attesa discesa. il contakilometri segna 69km/h, sto praticamente volando su un centimetro e mezzo di ruote, volo e penso a mia mamma, a mio nonno che non c'è più, penso alle cose più assurde mentre scendo, mi capita spesso così. Dopo un sforzo immane mi ritrovo a godere della discesa pensando a chi non c'è più, a chi non sta bene, a chi mi manca. sono triangoli di parole che chiudono perimetri di pensieri che sfuggono, in discesa riunisco il gregge di parole, riordino i pensieri, le mancanze, le assenze. Sono il mio pastore, mangio una pesca e due albicocche sotto un albero e aspetto che le mie parole trovino lo spazio necessario per scriversi, per cibarsi, per sfamarsi, brucano in campi assolati, in deserti di psicotiche paranoie, mangiate, mangiate miei pensieri, mangiate tutto, anche i ricordi, mangiate tutto riempitevi la pancia....quest'anno la transumanza la faccio io, su queste colline, attraverso fiumi ghiacciati con la mia bici in spalla, mi bagno i piedi e bevo, mi brucio le spalle e riparto per poi finire a tavola con due vecchi dalle mani segnate, mangio pesce e condisco l'insalata ascoltandoli parlare di tempi passati. le unghie nere e il diameto impressionate dei loro pollici mi spaventa, chissà quanti forconi di paglia hanno sollevato, chissà quante martellate hanno dato, quante volte hanno sanguinato e chissà quanto sole, quanto sudore, quante parole, quanto tanto, quanto tempo. quanta paglia. la paglia lascia passare l'aria, l'aria da respiro ai miei pensieri per questo dormo al sole con la faccia nascosta dal mio cappello. risalgo in bici e vado via. io e me. io e me. io e me. io e me. io e me. io e me.

22 giugno 2007


quante volte mi sono alzato la mattina guardando fuori stanco più della sera prima...sono anni ormai che mi alzo così la mattina. ieri sera mi scendevano lacrime dagli occhi mentre con il didò plasmavo pesci, elefanti, rinoceronti e gatti. Ieri la fronte mi bruciava e la gola sputava fiamme...ho mangiato ghiaccioli perchè è l'unica cura che conosco, spegnere il fuoco con cubetti di ghiaccio. Chiara in spalla mi sbirciava modellare elefanti. Ad Erika mancano tre denti, ieri sera la guardavo mentre rideva e pensavo che quella è l'età più bella, quella in cui si perdono i denti, non centrano le caramelle, centra crescere, centra far spazio a denti nuovi. Erika e Chiara, le mie vicine di casa, Giulio, il mio bimbo, la mia metà. Ieri alla tribù si sono aggiunti altri tre bimbi e casa mia è diventata a tutti gli effetti un asilo, un doposcuola...quello che volevo. Ieri sono arrivati Luca e Lisa, fratello e sorella, bellissimi al color di caffelatte, poi si è aggiunta Serena, pallida e grassoccia. Giulio è il più piccolo e viene completamente surclassato dai giochi degli altri bimbi, seppellito sotto i cuscini del mio letto, preso in braccio o portato in spalla da tutti...e lui non sa mai se ridere o piangere. sono strani lamenti i suoi, io mi limito ad osservare da lontano, mi piacciono tutti insieme, mi piacciono le dinamiche dei loro giochi, le improvvise accelerazioni, le urla collettive, le personalità che si scontrano, le diverse educazioni ricevute, chi dirige e chi segue, poi di colpo si invertono i ruoli, da lontano basta indirizzarli e poi vanno da soli, basta insegnargli le regole del gioco poi tutto va via liscio, mi fanno compagnia, la compagnia più bella se non fosse che ogni volta che se ne vanno sembra passato l'uragano. Ieri Giulio era un vigile...dispensava multe con motivazioni assurde. Luca fuggiva, Lisa ed Erika anche, Chiara protestava mentre Serena chiedeva scusa giustificando la sua infrazione. L'altra settimana Giulio sbirciava dal balcone le bimbe correre in cortile, ha pianto pianto per mezz'ora perchè avrebbe voluto scendere ma c'era gente a casa e io non potevo scendere con lui, quindi il no è stato categorico...in quei momenti sembra di dover sfondare pareti di cemento a dire no, a non impietosirmi davanti alle sue suppliche, davanti alle sue lacrime e ai suoi singhiozzi...ma il no è categorico. così dev'essere. Ho spiegato a Giulio il perchè del "no", sapevo che anche in mezzo a mille strilli le parole sarebbero entrate, lo sapevo. Ad una settimana di distanza Giulio ha capito l'importanza del no. Ieri sera le bimbe giocavano in cortile e lui era in balcone, al loro "dai Giulio scendi!!!" ha risposto "no adesso no, prima devo mangiare perchè il mio papà sta preparando" io ero in cucina e lo guardavo da lontano...abbiamo mangiato e siamo scesi in cortile.

c'è un tempo per ogni cosa, per ogni casa.

13 giugno 2007

di strade ne esistono di cuori ne vendono. ho finito i soldi, vivo e basta anche se me stesso non mi basta, le mie mani non mi toccano abbastanza, i miei occhi non mi bastano. stanotte pensavo ad un panino diviso in due, una bottiglietta d’acqua spartita... stanotte pensavo a tutto il silenzio che ho ingoiato a tutto il tempo passato a ricostruirmi a ricostruire senza più scappare. non sono più scappato io. Io ho solo lottato e qualcosa l’ho cambiato, dentro e fuori. stanotte pensavo a quanto male mi hanno fatto certe parole, mi hanno fatto malissimo eppure sono ancora qui, fragile a svegliarmi la notte pensandoci. pensandoci sempre. Io sono stato male, sto male perchè sono vivo, vivo soffro reagisco e anche trascinandomi cammino, di strada ne ho fatta e ne farò. tante cose le ho capite.

gli egocentrici non mi piacciono ma purtroppo sono tanti, milioni di milioni...

"litaliano" medio il dito se lo ficca in culo giocando a tetris con il cuore dell'altrui compagno, e allora schiaffi in faccia a risvegliar antiche usanze, sbatterei le loro facce sullo scoglio come polipi lividi li cucinerei in pentoloni da minestrone o li chiuderei in pentole a pressione così da avere in cambio solo ossa da seppellire. li obbligherei a spellar cipolle con i denti, a mangiar pane e pepe, li obbligherei a guardarsi allo specchio giorno e notte...in specchi rotti crepati sugli occhi. e come disse "litaliano" medio li obbligherei a "condivi dividere" la loro vita. loro che non hanno vita se non la loro, loro che si specchiano solo nelle fototessere della carta d'identità, loro che non piangono mai, loro che girano l'angolo e ridono alle nostre spalle li obbligherei a camminare in strade dritte senza spigoli ma solo angoli...dove poterli incastrare. all'angolo gli egocentrici spellano cipolle e piangono. proprio li devono stare, loro abituati ad avere mamme e papà come badanti. fuori dall'angolo mettono la maschera dell'uomo tigre mentre in casa strisciano e succhiano il latte dalla tetta. chiedono i soldi per il gelato pagandoci però le bollette.

vi odio egocentrici del cazzo... credo sia così.!!
anzi oggi è così perchè l'ho sognato.

e i sogni non mentono mai...
a me no!

12 giugno 2007

ilare, mi faccio ridere da solo sdraiato sul divano, mi sembra di vedermi, gambe stese e culo sul bordo, visto frontalmente potrei sembrare in piedi e invece no...io dormo steso sul divano. mi piace quel sorriso idiota che mi ritrovo addosso, mi piace quella compagnia, mi piace fumare marijuana, mi piace un sacco. torno bambino e riposo leggero. un baule, un divano, una sedia non fa differenza...mi rilasso e sto meglio. un bicchiere di sambuca e tutti a nanna, io, mio, tuo, e suo. io e i miei fratelli andiamo a letto e mi sembra un sogno dormire e invece è così. stamattina il letto sembrava disabitato...ho dormito come una mummia. immobile e felice della mia immobilità.

vostro figlio è meraviglioso...
e con questa chiudo.

11 giugno 2007

parassita

...è la sindrome del centro dell'universo dove tutto filtra attraverso soli due occhi. soli due occhi e sempre quelli. cosa farci? niente. sono già stato troppo male...quando un frutto si autoalimenta non fa più parte della mia pianta,
non ha bisogno di sole, e nemmeno d'acqua.

Sei un frutto che succhia vita da chi offre linfa al minor prezzo.

fai schifo.
ma sono sicuro che marcirai anche tu prima o poi.

se oggi ti svegli maturo svendi dolcezze,
se domani ti svegli con la fame diventi parassita,

il peggiore dei parassiti,
quelli che succhiano la vita direttamente dal cuore.

04 giugno 2007

voglio andare avanti.

22 maggio 2007

sono contento, contento di ciò che sono, dio ciò che ho passato e di ciò che sono diventato. il passaggio è stato lento e doloroso, ancora oggi fa male, oggi sono coltelli che passano attraverso ferite aperte dalle pareti cicatrizzate, passano attraverso e se ne vanno. oggi è come se fossi un albero a cui sono stati legati i rami fragili per evitare che il vento glieli spezzi...ma l'inverno è passato e mi hanno slegato i rami, mi sono accorto di esser diventato forte...certo il vento mi fa ancora paura, mi piega ma non mi spezza. in estate i frutti riuscirò a reggerli, ne sono sicuro, almeno una pesca riuscirò a far maturare. almeno una, una per me. piena di succo...che lascerò cadere dalle labbra scendere sul collo e finirmi nell'ombelico.

e adesso succhiami

18 maggio 2007

lei ha due tette enormi e in estate gira in cortile in mutande, spesso me la ritrovo in garage a sorpresa, l'alito sa sempre di vino, un tatuaggio le attraversa la schiena per finerle su una spalla scendendo nel braccio destro. Ha qualcosa di attraente, sarà la sua stazza imponente, sarà che scherza come uno scaricatore di porto, sarà che ieri mi ha rincorso per tutto il cortile cercando di pestarmi un piede. il cane le ha mangiato una tartaruga da terra e io le ho semplicemente consigliato con il guscio di farci un posacenere...lei come una bimba è impazzita e mi ha rincorso.
"quanti anni hai Christian?"
"33 perchè?...gli anni di christian"
"ah ah, che ridere, te ne davo meno, sembri un bambino con quella faccia"
boh ma perchè tutti mi danno sempre del bimbo, non me lo spiegherò mai
"e che lavoro fai?"
"il grafico pubblicitario" è già la quarta volta che me lo chiede in un'anno e io rispondo sempre...evidentemente dimentica in fretta...adesso so già cosa dirà.
"che bello ma dai? anche io avrei voluto fare il tuo lavoro, e invece marcisco in un ufficio assicurativo"
eccolalà! pari pari. la risposta che aspettavo.

suo marito mentre mi parla sputa in continuazione a terra e mi racconta di dovere correre in casa, lo aspetta il telegiornale, "sai li guardo tutti, e poi così mi faccio una birra". lo guardo mentre si allontana, ecco cosa vedo.."un ippopotamo scalzo"

17 maggio 2007

proprio ieri o stanotte, no anzi stamattina ho sentito un vuoto dentro.
no anzi...aspetta che riordino...ieri ho sentito il vuoto, uno spiffero a cui non riesco a togliere fiato, perdo come un palloncino bucato e mi allontano, impazzito mi allontano senza direzione fino a svuotarmi. credo di aver capito quella sensazione. quella che tante volte hai provato a spiegarmi. l'ho capita ieri in macchina mentre giravo nel traffico. nessuna esigenza, nessun bisogno, solo la tristezza di non poter scambiare niente, ...sarebbe quello il bello, travasare, mescolare le parole, darsi e aversi, pretendersi e desiderarsi.
poi stanotte mi sono trovato a pensare alla mia libertà, al sentirmi libero e felice. libero e felice. ripensare alla mia infanzia e al mio bisogno di essere lasciato in disparte. bisogno dei miei spazi, ma soprattutto il bisogno di amare, con gli anni ho capito essere quella la mia libertà...poter amare liberamente. quella è la più grande libertà, la felicità più grande.
credo che la mia felicità e la mia libertà dipenda dal poter amare liberamente, ci ho pensato tanto e ho capito questo, mi sono sempre sentito libero quando ho potuto amare, dare e avere. questi sono i tre ingredienti della mia vita. Quando ho quelli posso fare tutto, ogni cosa, qualsiasi cosa. solo così non sento il bisogno di nient'altro. io da solo non mi basto, mi sopravvivo ma non mi basto...anche questo ho capito.

la libertà più grande è poter amare. ho lottato tanto per quello. scaravoltato la mia vita per poter amare liberamente.
ho scoperto quello...anche nel mio niente oggi sono felice di aver fatto sempre tutto per amore.

dentro me gira tutto attorno a quello.
dentro me

15 maggio 2007

mio fratello credo sia il figlio che tutti i genitori vorrebbero avere. premuroso, puntuale, coccolone, grassoccio, e con quel chè da eterno bimbo che lo fa essere sempre "al mee putéin" (il mio bambino). e pensare che quando mia madre è rimasta incinta la prima cosa che mi ha detto è stata "non sarai mica geloso vero?" e di chi cazzo dovevo essere geloso? ancora non era nato! e poi comunque non sono mai stato geloso di mio fratello, mai nemmeno un secondo della mia vita, anzi, ero felice perchè così le attenzioni si sarebbero spostate altrove, desideri di libertà mi covavano dentro e quella era la più bella notizia che mai avrebbero potuto darmi, c'era un perchè a tutte quelle urla che sentivo la notte, sono convinto ancora oggi di averli beccati proprio nel momento esatto in cui hanno concepito mio fratello, li ho beccati uno sull'altro in vacanza al mare, nella penombra...si PENombra. ero felice perchè avrebbero così avuto qualcun'altro a cui badare...come quando a tre anni mio fratello si rovesciò una pentola di acqua bollente addosso e mia mamma corse all'ospedale con il vicino di casa e mio fratello avvolto in un panno... io rimasi chiuso fuori in pigiama nel mese di dicembre ad aspettare. mai geloso fui....mai, tranne che di una femmina, di una femmina si che fui geloso e anzi oggi posso dire che pure di due femmine sono stato geloso. ma mio fratello è il punto di questo spunto...anzi io e lui. Lui mammone io niente, lui "pappone" io niente anzi no forse il contrario no dai scherzo, lui che lavora con il papà e io che me ne sono ben visto e sono scappato, lui che nella camera attigua a quella dei miei ci sta pure bene, io che invece ci morivo, lui che dorme, io che mi sveglio. lui portiere io centrocampista. Domenica era la festa della mamma e io ho rubato cinque rose ai miei vicini di casa, mi sono accorto strada facendo esser piene di pidocchi ma che ci posso fare...arrivo in casa dai miei che stanno pranzando, "dai siediti, mangia con noi"..."no grazie, no grazie...e ta da da daaaan!!!, auguri mamma!!" mia madre felice ringrazia e mi chiede di aiutarla a metterle nel vaso. mio padre mi guarda e mi dice "vai in salotto a vedere che mazzo di fiori ha preso tuo fratello per tua madre" vado e guardo, niente da dire, un bellissimo mazzo di fiori, davvero tanto di cappello.

Ho sempre pensato che la gelosia fosse dei miei genitori, non mia, non è mai stata mia, mio fratello è diverso da me, io sono diverso da lui, ed è bello così credo, molto più bello così....
anche se lui non sente il caldo
ma soffre il freddo.
si appoggia al cancello, le sue solite ciabatte con mezzo piede che fuoriesce, c'è una pausa nell'aria, silenzio, quegli attimi di pausa in cui ti aspetti sempre qualcosa..e infatti. io lo guardo già da un po', mi aspetto che si giri da un momento all'altro e mi faccia la domanda.
"allora christian come va?, cioè...., con la Valentina è proprio tutto finito?"
eccola, eccoci, era la domanda che aspettavo, a lui mancano troppi particolari, mancano troppi pezzi, questo mi ripeto mentre ho già pronta in tasca la risposta. almeno credo.
"si si tutto bene, giulio sta bene, questo è l'importante, il resto sono cose che capitano"
che cazzo dovevo rispondere?, è come far stare un elefante in un barattolo di marmellata, anche se lo frulli non ci starebbe comunque, è come cercare di far stare il mare in un lago, come pretendere di avere il teletrasporto...ma quello solo in star trek esiste, mi dico sempre che sarebbe come raccontare Ben Hur in cinque minuti e che già quello è un film...come cazzo si fa a rispondere ad una domanda così?. risposta non c'è, oppure ci sono solo risposte bonsai tratte dal bignami della cortesia.
Lo vedo non è soddisfatto, ma mi dispiace nn ho altro da dirti, il discorso si sposta con i nostri passi, mi spinge in un angolo più coperto della casa mentre mi parla, io sul momento non capisco, non percepisco lo spostamento, me ne rendo conto solo alla fine, perchè c'è una fine, c'è un fine a quesllo spostamento.
"quindi christian è finita"
"si Corrado è finita"
Pausa...dal balcone sua moglie lo chiama, "corrado è prontooooo", "papà la mamma ha detto che è prontoooo, dai che poi si arrabbia" ma lui imperterrito rimane e anzi si siede sul cofano della mia macchina che scricchiola...forse è in quel momento che capisco. capisco che forse ha qualcosa da dirmi...sono sempre sveglissimo io...sveglissimo.
"Vedi?" mi dice...."Senti?"..."la senti"...io continuo a non capire proprio bene bene ma intuisco, il sipario si è aperto per metà.
"christian non la senti quanto rompe? sempre a urlare alla finestra, è pronto, è pronto, è pronto, non ne posso più!!!"
non so cosa rispondere ma la risposta esce comunque e abbastanza fluida, e parecchio credibile anche a me stesso che diu solito non mi convinco mai tanto...comunque rispondo, "dai va la, che cazzo sarà mai, vai su a mangiare che poi si incazza", boh ripensandoci, è proprio una risposta di merda, cioè non ho detto niente, cioè non l'ho prorpio aiutato, mi sembra oggi a due giorni di distanza di capire che forse aveva bisogno di altro...solidarietà da un separato...e infatti prosegue dicendo.
"sono diciotto anni che la sopporto, otto da fidanzati e dieci di matrimonio, ed è sempre peggio, e prima cerca di portarmi a vivere con i suoi genitori, e poi vuole che io arrrivi a casa prima dal lavoro, e poi vuole che a tavola si stia sempre tutti insieme, e poi dice che non facciamo mai niente e poi mi dice che dormo sempre sul divano la sera...oh ma io lavoro!! dieci ore in campagna sono dure, non faccio mica il parrucchiere io!" rimango allibito, ma non per quello che dice che più o meno sono sempre le stesse cose, più che altro perchè mi crolla l'idea di famiglia felice che avevo da ormai 6 anni, non avevo mai notato queste tensioni, anzi...non l'avevo mai capito. poi però continua ed esagera.
"mi dico sempre che se devo dividermi (usa questo termine "dividermi" che mi fa un po' ridere) è meglio che lo faccia adesso che le bimbe sono piccole, non ne posso più, solo che sai quel'è il problema? il problema sono i soldi, a ste donne spetta tutto e noi uomini rimaniamo sempre inculati" non ho parole mi dico mentre parla, mi dico che forse si aspettava da me una sorta di solidarietà maschile e invece non sa di avere di fronte una donna mancata, io della solidarietà maschile me ne sbatto le palle, non ho parole e infatti non commento, non è quello il punto, continuo a faticare nel far stare l'elefante nel barattolo di marmellata, avrei un seminario da fare sull'argomento per cercare di fargli capire un po' di cose ma non ho tempo e poi sua moglie strilla sempre più forte. "Corrado, corrado, corrado!!!!"
lui mi guarda e mi dice, "beh l'importante è che giulio stia bene...io non ce la farei al tuo posto, io devo lavorare e arrivo a casa che sono stanco se dovessi farmi da mangiare, se dovessi far da mangiare anche alle bimbe, lavarle metterle a letto, non ce la farei" mi viene solo da dire "ce la fai, ce la fai, e comunque non è questo il tuo problema, vai a mangiare adesso che è meglio"

rimango da solo in cortile con giulio, saliamo in casa, mangiamo le costaiole con i pomodori, ci facciamo la doccia e nudi sul letto facciamo la lotta. pigiamino e nanna. giulio chiude gli occhi immediatamente, cotto come una pera, io rimango a fissare un po' il soffitto, fuori le voci dei vicini che parlano in cortile, ripenso a quello che ho sentito poco prima...non l'avrei mai detto, mai. Spesso le distanze non sono poi così distanti, ci divide una parete e i miei ultimi due inverni li ho passati ad invidiare le loro voci, li ho invidiati si, lo ammetto. da qualche mese non metto più l'orecchio a quella parete, da qualche mese mi suonano al campanello per poter venire a giocare da me, da qualche mese apro le finestre e guardo fuori, sbatto i panni e cambio le lenzuola.

guardo il soffitto e non riesco a non pensare a tutto quello che sono diventato, a tutto quello che è cambiato, non riesco a non pensare a quella manina sul cuore che riposa, riposa sempre così quella manina.

in quanto al vicino, è più vicino di quanto pensassi.