14 luglio 2006

15 anni

i capelli davanti agli occhi, ricci, lunghi. costume rosso e pelle bianca. mangia un ghiacciolo seduto sul suo asciugamano. si guarda attorno. poco più in la sul loro asciugamano si baciano, lingue ad intrecciarsi, lentamente poi più forte, comanda lei la danza, lui equilibrista contro ogni forza di gravità bacia in una posizione assurda. i muscoli delle braccia lo sorreggono, è mingherlino e raccoglie tutte le sue forze per resistere e gustarsi quella lingua che lo sta soffocando. la biondina guarda il ricciolino dal costume rosso, credo sia la sua ragazza, gli ronza attorno, lui è perso nel nulla, mangia il suo ghiacciolo e chissà a cosa pensa. Il cordone ombelicale credo si stacchi mentalmente sui 15 anni, quando si nascondono gli sguardi, quando tutto si è pur di non esser come mamma e papà, quando si è quel che si vorrebbe essere, quando lo sguardo sta dietro i capelli, nascosto, quando in piscina con gli amici ci si cuoce al sole e non ci sono più le merendine della mamma nello zaino ma una birra presa al bar e un pacchetto di patatine mangiato con tanto di rutto finale. una bestemmia e via in acqua.

chissà se si staccherà mai il cordone ombelicale, chissà se sarà la morte a tagliare quel cordone. Giulio mangia la sua pesca, io sdraiato in terra guardo i ragazzini scherzare tra loro, giulio mi dice "papà non ne voglio più" e mi dico...chissà se tra 13 anni quando anche giulio andrà in piscina con i suoi amici e avrà finito il suo ghiacciolo penserà un attimo a me che oggi sono qui con lui a raccogliergli il nocciolino. chissà se in un angolo del suo cervello rimarrà quest'immagine, come quella che proprio oggi mi girava in mente.

Mio padre che da piccolo mi portava in piscina la domenica mattina con i suoi amici, ricordo Eugenio il bassista, Luciano il chitarrista, ricordo Roberto il ricciolo chitarrista.

parecchie cose si sono fermate ad allora,
dai tuffi dai blocchi ai tuffi sul letto.
i miei ricordi finiscono li.

gli unici
belli

11 luglio 2006

mi esplode tra le mani la rabbia.

sangue
lividi
brividi
e denti a mordere.

vorrei strapparmi a morsi il cuore.

scrissi un giorno di una lumaca che lenta lasciava la sua scia sul mio corpo, scrissi di un lento modificarsi delle traiettorie..in 11 minuti raggiungevo il parco e dalla collina scrivevo di cani persi, di guinzagli che stringono fino a strozzare, di girini che diventano rane, di pescatori senza canna. L'inverno mi ha regalato di nuovo quella collina, ma ero solo all'inizio della salita...sempre quella collina, sempre quella.

mi esplode tra le mani l'estate. silenziosa estate fatta di cicale e lucciole, di asfalti ancora bollenti e fili d'aria che mi avvolgono solo dalle due in poi. sto nell'erba fresca a respirare, cerco riparo nelle mie parole, nei miei disegni, nei miei fogli bianchi e non scrivo di niente e di nessuno. non c'è nessuno da attraversare, nessuno in cui entrare, si sono chiuse le porte, troppe porte in faccia.

come un passeggero sto alla finestra e aspetto che il treno finisca la sua corsa, guardo i talloni della gente, le piante dei piedi, guardo le schiene nude, guardo le unghie delle mani alla cassa quando prendo il resto del giornale, e la nuca, vorrei annusare la nuca di tutti per sentire dov'è finito l'odore di quand'eravamo bambini. dov'è andato, dove si è perso.

io non lo so.
io non so più niente.
ho perso la speranza
ho perso l fiducia
ho perso le chiavi

10 luglio 2006

trattasi di cambiare abito, cambiare il riflesso nello specchio, cambiare e accorgersi di essere cambiati quando non ci si ritrova nelle descrizioni degli altri. attimi di silenzio, pause e le uniche parole che escono sono...che belli che sono i tuoi occhi. solo quello. tra mille pause e mille esitazioni ti ritrovi a respirare solo quando scrivi...sempre e solo così...maledetta paralisi facciale. Ho pestato ghiaccio una notte intera mentre oltre al bancone tutti ballavano, io e due marocchini che per un sacco di ghiaccio volevano in cambio due bicchieri di coca cola. Subito...eccovi serviti. spaccavo ghiaccio, volevo sentirmi altrove stando in quel posto così quello mi sembrava l'unico modo per estraniarmi dal tutto. ho pestato, ad un certo punto mettevo i cubetti dentro tovaglioli di stoffa rosa e li sbattevo come si sbatte il polipo sullo scoglio. Solo verso le tre di notte ho saltato il bancone...a festa terminata, quando rimanevano solo i cadaveri, gli sguardi sfiniti, i sorrisi compiaciuti. E' li che ho incrociato quello sguardo che mille altre volte ho incrociato e mai mi ero attentato a sfidare...in realtà nemmeno venerdì sono riuscito a sfidare. Solo un patetico e banalissimo "che belli che sono i tuoi occhi" solo quello, era tutto quello che riuscivo a dire nella mia paralisi totale. avrei voluto dire mille altre cose ma non mi usciva nient'altro, avrei voluto raccontare la mia vita, sapere della sua e invece per la prima volta in vita mia mi sono paralizzato, ho tenuto tutto in bocca il mio apparecchio di parole. li bloccato.

nient'altro, solo parole e un buco nello stomaco che mi crea voragini nel cervello. sono scollegato. vedo e non riesco a far nient'altro che guardare. sguardi persi e catturati. sorrisi che mi arrivavano sfocati, battute che inibiscono i miei movimenti. sono imbarazzante, paralizzato, immobile nel mio sguardo, specchio di un anima di ferro piantata tra i denti

07 luglio 2006

avrei voluto vederla con te.
eri l'unica persona con cui avrei voluto vederla.

ricordo ancora quella sera dell'82
da solo sul divano a saltare.
mi sei mancato.

06 luglio 2006

IL PRESENTATORE

prova a leggere Marco, dai prova. tocca a te.
Sul palco i bimbi ballano, festeggiano la fine del loro contro estivo.
Marco deve leggere ma si blocca,
non gli esce il fiato,
le parole si bloccano sempre a metà,
balbetta lui che non balbetta mai,
ci riprova,
riparte da capo
e si inceppa di nuovo.

Marco ha dieci anni,
in quelle gambette da piccolo calciatore,
maglietta fuori dalle braghe,
scarpe da ginnastica
capello spettinato,
carino.
Marco piace alle bimbe perchè è sveglio
perchè corre veloce
perchè canta in ultima fila
perchè dietro le quinte è sempre il migliore
ma oggi sul palco è solo e tutti aspettano le sue parole,
dai Marco tocca a te,
una pacca sul fianco del suo migliore amico,
Marco riparte, non molla, dondola ma si inceppa sempre,
è panico.
Si sparge la voce, guarda Marco che non riesce a leggere,
guarda marco che è rosso in faccia dalla vergogna,
MArco, si proprio marco..
e chi l'avrebbe mai detto,
sembra balbuzziente.
ridono
ridono i suoi amici
che lo spingono alle spalle,
fino a che Marco non si rompe le balle
e sul palco li mena tutti ad uno ad uno
e legge tutto d'uno fiato andandosene con il microfono in mano.

05 luglio 2006

occhi lucidi all'uscita dall'androne.
cerco un libro ma trovo capelli di zingara.
mi tocchi le mani mi sorridi e mi dici che suonando il clacson posso aprire mille strade.
Ho suonato il clacson tutta notte.. suonavo per festeggiare la mia sconfitta, suonavo per aprirmi nuove strade,
suonavo per non sentirmi urlare...più forte...più forte...più forte, sempre di più.

all'incrocio una macchina di tunisini urlava "forza Italia".

ho sentito quasi fossi un meteorite staccarsi un pezzo di cuore e all'impatto mi sono disintegrato.
così,
scrivo così senza virgole il concetto
che tutto d'un fiato
da l'idea del vuoto che lascia.

mi sono disintegrato.

03 luglio 2006

mi sono ritrovato a fischiare pedalando, per un attimo ho rivisto mio nonno, ho risentito il fischio all'orecchio di mio nonno. mio nonno che per sfuggire alla guerra si è nascosto per mesi nei fienili nei canali nei fossi, mio nonno che non ha mai smesso di ridere neanche quando a novembre mi ha lasciato, se n'è andato tenendomi le mani, mani calde, bollenti. faccio le rotatorie e giro in tondo, mi piace girare in tondo, sporgermi tipo motociclista in curva e girare. mi piace il vento in faccia, mi piace la mia ombra, l'odore del grano tagliato pedalo e conto i soldi che ho nella sacca della bici. spiccioli, la mia bici è un salvadanaio e ieri mi ha salvato. Le ore erano le undici e trenta. vagavo per rotatorie in cerca di discese per lasciarmi andare, quando la fame mi ha fatto contare i soldi...ho spaccato il mio savadanaio e la somma faceva 10 euro e 10cent. perfetti per mangiare un piatto di lasagne.
luce, sole, cavallette, grilli e dossi da superare, curve per lasciarsi andare...pedalo...pedalo senza pensare, sogno quelle sedie in legno della festà dell'unità, so che la domenica a pranzo la festa dell'unità è la vera festa dell'unità, la domenica a pranzo ci sono gli irriducibili, potrei trovarci il nonno a servire, potrei trovarci l'idraulico con la famiglia in ferie, potrei trovarci il nipotino servire ai tavoli con tanto di grembiule e cappellino bianco da cuoco in testa. potrei trovarci mia nonna che se n'è andata due anni fa, potrei ritrovare tutti li...e allora vado, pedalo pedalo pedalo e arrivo.
Sono le 12,05 quando arrivo sono uno dei primi ma non il primo bens' il decimo, c'è già fila alla cassa. Coperto 1.30, lasagne 5.30, insalata 1.80 e una bottiglia d'acqua 1.50..totale 9.90, perfetto! In attesa di pagare al mio naso arrivano odori di lacca, dopo barba msto naftalina, la domenica a pranzo l'età madia è 68 anni. Nuore suoceri cognati nipoti borotalco e vestiti a fiori, ventagli, occhiali scuri, e sandali, ciabatte e magliette con scritte assurde, giovani siamo noi, giovane sono io, giovani chi? qui si mangia, qui si beve lambrusco e si ride ai tavoli, si canta "avanti popolo alla riscossa, bandiera rossa" altro che balle, altro che pensare a mia moglie che non c'è più, qui si serve la vita anche a 70 anni.

Sono solo e così mi accoppiano al tavolo di un'altro solitario. Distinto, ben pettinato, occhiali da sole, mani curate, senza fede, camicia a scacchi, mangia tortellini in brodo e ad ogni cucchiaio il riscucchio mi ricorda mio nonno. Senza pensarci mi accorgo di avergli mangiato il pane ma ormai è tardi, lo guardo, mi guarda, mi scuso, mi dice che non fa niente tanto ne portano altro...e infatti. Si parla, mi dice che lui viene spesso per mangiare il coniglio, io dico che vengo spesso per mangiare le lasagne, si parla, mi dice che abita a 11km di distanza e viene in motorino facendo le strade di campagna perchè ha paura delle automobili, io dico che abito a 20km di di distanza e vengo in bici. mangiamo e parliamo di feste dell'unità, di tortellini che deludono, di conigli che stupiscono ogni volta, di aceto e olio che da qualche anno mettono in maledette bustine di plastica che le persone anziane puntualmente strappano bruscamente macchiandosi l'abito della domenica. maledette norme igieniche che fanno prendere le fette di prosciutto con le pinzette. maledetti centri commerciali. Mi sfogo, si sfoga. Ha 65 anni portati bene, io ne ho 32 portati a spasso. Io finisco che lui è a metà del coniglio. lo guardo un po', è discreto, mi sembra abiutato a star solo. Oggi c'è una bella arietta mi dice. La saluto, buona domenica...anche a lei. arrivederci e grazie della compagnia, ma si figuri.

Salgo in sella alla bici e da lontano continuo a guardarlo, è composto, perfetto, si pulisce la bocca con il tovagliolo. beve un bicchiere di acqua naturale, appoggia i gomiti al tavolo e guarda avanti.
Arrivederci