20 dicembre 2005

le nuvole

Vanno
vengono
ogni tanto si fermano
e quando si fermano
sono nere come il corvo
sembra che ti guardano con malocchio

Certe volte sono bianche
e corrono
e prendono la forma dell’airone
o della pecora
o di qualche altra bestia
ma questo lo vedono meglio i bambini
che giocano a corrergli dietro per tanti metri

Certe volte ti avvisano con rumore
prima di arrivare
e la terra si trema
e gli animali si stanno zitti
certe volte ti avvisano con rumore

Vanno
vengono
ritornano
e magari si fermano tanti giorni
che non vedi più il sole e le stelle
e ti sembra di non conoscere più
il posto dove stai

Vanno
vengono
per una vera
mille sono finte
e si mettono li tra noi e il cielo
per lasciarci soltanto una voglia di pioggia.



Testi di Fabrizio De Andrè

il caso

Ascolto il silenzio e leggero nelle calze mi trascino per casa.
fuori fa freddo. arriva la notte,
la mia notte.
stamattina ho spalancato le finestre
e l'ho lasciato entrare,
l'ho preso in faccia quel freddo,
il mio fiato nuvola,
il mio the sul tavolo fumo.
Ieri sera ho fatto la lavatrice,
stamattina ho steso,
il gatto beve l'acqua del cesso,
io il mio the.

"hotel supramonte"

E se vai all'Hotel Supramonte e guardi il cielo
tu vedrai una donna in fiamme e un uomo solo
e una lettera vera di notte falsa di giorno
e poi scuse accuse e scuse senza ritorno
e ora viaggi vivi ridi o sei perduta
col tuo ordine discreto dentro il cuore
dov'è il tuo ma dov'è il tuo amore, ma dove è finito il tuo amore.

Grazie al cielo ho una bocca per bere e non è facile
grazie a te ho una barca da scrivere ho un treno da perdere
e un invito all'Hotel Supramonte dove ho visto la neve
sul tuo corpo così dolce di fame così dolce di sete
passera anche questa stazione senza far male
passerà questa pioggia sottile come passa il dolore
ma dov'è il tuo amore, ma dove è finito il tuo amore.

E ora siedo sul letto del bosco che ormai ha il tuo nome
ora il tempo è un signore distratto è un bambino che dorme
ma se ti svegli e hai ancora paura ridammi la mano
cosa importa se sono caduto se sono lontano
perché domani sarà un giorno lungo e senza parole
perché domani sarà un giorno incerto di nuvole e sole
ma dov'è finito il tuo cuore, ma dov'è finito il tuo cuore.

(testo e musica di M. Bubola e F. De Andrè)

16 dicembre 2005

terza età


ho restaurato.
abbassato la guardia e messo da parte rabbia e paura.
ho regalato abbracci.
ho ascoltato 30 anni.
ho accusato senza crollare senza mollare la presa.
Stamattina in macchina ripensavo a te.
tra me e me il silenzio delle mie parole..il ronzio dei miei pensieri.
I desideri, le voglie, il niente, la reclusione e la voglia d'amare più della voglia di essere amato.
Mi sono messo da parte, mi sono escluso e ora guardo da fuori, ti guardo, ti seguo.
Sto in disparte e ascolto...mi ascolto, ti ascolto.

Il jazz, il blues, due bacchette e la musica...il ritmo e il tempo che corre. due quarti, tre quarti, la samba, il cha cha cha, il mambo....non fa nessuna differenza. per lui nessuna differenza, incredibilmente tiene il tempo, ogni tempo...il suo tempo. il pianista muove la testa e segue il suo tempo, la tromba divaga ma alla fine torna al battito dei piatti.

l'università della terza età regala personaggi d'altri tempi, signore che parlando tra loro si toccano il viso dolcemente, carezze su pelli spalmate di creme, mani affusolate, candele, rose rosse per donne eleganti, cravatte, giacche e papillon, barbe fatte e gillet. capelli grigi...piedi sotto i tavoli che tengono il tempo. mani e anelli che con forchette e coltelli toccano piatti e bicchieri. La terza età non ha tempo da perdere, rimane da volersi bene. nella terza età rimane il perdono...e la voglia di ripartire fosse anche dall'università. Mi piace stare li..in mezzo alla terza età io che sono a cavallo tra la prima e la seconda mi sento da sempre alla terza. mi piace l'odore di naftalina, di dopobarba, mi piacciono gli sguardi che si scambiano tra loro, le chiacchere al tavolo, l'energia che scorre, molta di più che nella seconda età...c'è più energia...sorrisi più sinceri...abbracci più stretti..voglia di vivere. amo la terza età. Quello è il mio tempo da sempre...

...ma oggi è arrivato il nostro tempo papà.
leggo negli sguardi della gente che ti ascolta. piaci. piaci con quei capelli sporchi appiccicati alla fronte che scendono sulle spalle, grigi e stanchi di crescere..stanchi di non essere mai tagliati, pettinati, considerati. Da una vita non ti guardi allo specchio, credo tu abbia smesso a 30 anni di guardarti. da li in poi hai guardato dentro, dentro di te hai guardato..hai seguito il tuo tempo ed ora anche gli altri lo seguono. piaci con quel fare trasandato ma a tuo modo unico..sei tu, quello sei tu e nessun'altro, solo tu sei mio padre, solo tu tieni il tempo, solo tu ad occhi aperti, solo tu non hai paura del giudizio degli altri, solo tu guardi in faccia le prime file e fai smorfie che neanche ad impegnarmi riuscirei a rifare, solo tu muovi la testa come un batterista rock anni 70, solo tu usi le spazzole per accarezzare i piatti, a volte mi sembra tu abbia mille mani e mille piedi...arrivi ovunque...suonano mille tamburi mille piatti, sei ovunque anche al mio tavolo per il tempo di darmi una carezza che so che per te è il massimo dell'affetto...ieri, per ben quattro volte sei venuto da me per toccarmi i capelli e sfregare le tue guance sulle mie.

ti ho aspettato 32 anni.

15 dicembre 2005

GIUIO

la gioia è elementare,
la gioia è ancora alle elementari,
io invece credo che la gioia stia all’asilo nido.

i suoi sono sorrisi senza parcella, quelli che sfondano lo stomaco dal male, quelli che diventano crampi...quelli che chiudono gli occhi e fanno piangere.

sono gli estremi che si toccano.
a quel punto ogni estremo si tocca, le lacrime affogano nei sorrisi e torna la quiete..il respiro si fa più lento e vorresti solo dormire.

lo guardo e mi sembra di capire, riconosco quei sorrisi, quel bisogno di attenzioni lo conosco, il sorriso mi si stampa tra i denti e torno bambino, non faccio fatica, al contrario faccio più fatica a sentirmi uomo, e non padre...dico uomo...grande con gli assegni nel portafogli che non ho, grande con le parole dei grandi, con un opinione, con la barba dura e l’odore di dopobarba, grande con i peli grossi sulle braccia, grande con una soluzione, grande con le risposte a tutte le domande.

io non sono grande, non ho soluzioni ho solo mani da lavare, mani per dipingere, mani per cucinare, non ho mani da stringere ma solo mani per sfiorare, ho solo desideri da avverare, parole da aspettare per poi scriverle, parole senza maiuscole. non riesco a diventare grande...io non ci riesco...

...per questo ci capiamo al volo ma a volte è difficile togliere i pesi, difficile quasi come tagliarsi la barba.

i baci tra i capelli, gli abbracci, gli indirizzi persi, il sole che è tondo e giallo come un limone e ride sempre, la luna che a spicchio mi sa sempre di aglio...queste sono cose da grandi.

i baci tra i capelli sono solo scuse per annusarsi la testa, gli abbracci sono solo scuse per toccarsi, gli indirizzi si perdono da soli perchè la strada la devi trovare da solo, il sole è solo tondo perchè così è perfetto e la luna è a spicchio perchè così ti culla la notte.

io non ci capisco più niente.
ho bisogno dei suoi sorrisi per questo

14 dicembre 2005

...così la tua mano.

...così la tua mano.
sono carezze,
i tuoi silenzi sono forza,
i tuoi sorrisi sono sopravvivenza.

Seduta sul bordo del letto non osi affondare la testa nel cuscino, stai li...immobile a sospirare e io da fuori sbircio. Ti sbircio mentre sbuffi, mentre ti guardi attorno e aspetti il tuo turno.

Apprezzo il silenzio, oggi lo apprezzo di più grazie a te...so pazientare...so ascoltare...so amare grazie a te. Ti ho aspettata nel mio silenzio, ci siamo lasciati i nostri spazi...le nostre letture, le nostre parole,
ci guardiamo e senza parlare più di tanto ci capiamo.
Ad ognuno il suo.
Io ti do quello di cui hai bisogno
come tu hai dato a me la vita 32 anni fa.

Sei forte. più di quanto gli altri credano...l'ho sempre saputo io che da piccolo cercavo le parole per risollevarti, poi ho smesso di cercarle, poi ho smesso di cercarti forse perchè so già tutto.

Da ieri so che non è mai abbastanza.

SILVANA

Il freddo è freddo e nella mia testa il sole scalda solo i capelli. Girotondo in macchina, sbaglio strada pur sapendola a memoria, inverto la rotta, torno indietro e parcheggio. Cola alla mia destra il ghiaccio sciolto dal riscaldamento fasullo, il vetro lascia filtrare luce e persone...passi sparsi...carrelli pieni e guanti a spingere.

Fa freddo la mattina.

Scendo, passo nell'aiuola, calpesto erba ghiacciata, e vado, cerco di andare oltre...oltre i miei pensieri, mi lascio spingere tra le persone...assente. sono assente fuori ma presente dentro. Un ascia di legno, cerco un'ascia su cui dipingere, schegge da piantarmi nel palmo della mano. Voglio cancellare. voglio piallare, seguire le vene del legno...le rughe del legno. C'è tempo, tempo per tutto. ci sarà anche per me.

Fa freddo ovunque.

Con la mia ascia in mano esco, passo l'aiuola e trovo lei. La zingara Silvana, occhi verdi e denti neri, capelli castani dritti e sporchi...unghie nere. uno sguardo che paralizza e allora mi paralizzo e ascolto, la ascolto. "Tu stai male, te lo leggo negli occhi, qualcuno a cui vuoi bene soffre, tu soffri io ti posso aiutare, prego per te la Madonna del Montenegro, se vuoi accendo venti candele tutto il giorno e prego per te." In quel momento ho pensato a tutto e a niente ho solo ascoltato e mi son lasciato fare. Mi sono lasciato strappare i capelli ho dato 20 cent a cui ha avvolto i miei capelli, ho dato la mia carta d'identità, ha baciato la mia foto, ha messo i soldi e i miei capelli nel mio portafogli. Ha sputato sui miei soldi e ha pronunciato parole a me estranee. "pregerò per te, per i tuoi cari...io sono Silvana, non voglio niente, sono sempre qui, se tutto andrà per il meglio sai dove trovarmi, mi farai un regalo...ciao"

Rimango immobile con 20 centesimi una ciocca di capelli e uno sputo nel portafogli, con quegli occhi verdi che mi fissano e mi dicono "guardami". Io sono stato sincero..sono stato vero...e anche se non lo fossi stato i miei occhi non avrebbero mentito. Ho dato a Silvana il mio cuore, i miei occhi...avrei voluto abbracciarla, avrei voluto dirgli...portami con te, nel tuo sacco, voglio tenerti la mano e starti vicino mentre preghi. Non ho pensato nient'altro, ho dato tutto senza pensare. Il resto non mi interessa. Le paure non mi toccano, mi lascio fare.

Non dovrò spendere per una settimana quei 20 centesimi neanche in caso di bisogno...e questo è quello che ho fatto ieri che mi mancavano proprio quei 20 centesimi. Se tutto andrà per il meglio tornerò da te Silvana.

05 dicembre 2005


forse. dico forse e scrivo per me. per le mie depressioni croniche e per le vene del legno che parlano di me. le rughe, il tempo che passa e cambia le cose. Ce ne vorrà di tempo ma arriverò anche io ad abbracciare nel buio un corpo amico. non so se regalare il mio stato d'animo, se ucciderlo a colpi di pennello. se affogarlo nell'acquerello. non lo so. testimone scrivo, ad occhi aperti aspetto le lacrime che non arrivano come vorrei. non arrivano più. mi piange in bocca. Ho la salivazione esagerata, mi piove in bocca.