31 marzo 2006

NELLA BORSA

mi muovo solo.
cammino solo.
leggo solo.
scrivo solo.

la primavera mi ricorda ogni anno qualcosa.
il sole scalda e io a scrivere che il sole scalda.
il vetro sporco e il paraurti imbarcato da una retro sbadata.

la mia borsa porta in grembo una macchina fotografica, biglietti del cinema, medicine, buste paga, bollette di luce gas e acqua, disegni, parole sparse, un libro, una maglietta, un cioccolatino, un lecca lecca, una pila, un ipod, il giornale soloaffitti, il biglietto di un concerto, il biglietto della fiera del libro.

scadrà tutto.

Stanotte sono stato rapinato in sogno, giravo in scooter senza casco, un personaggio mi si affianca, mette la sua mano sulla mia spalla e mi dice "senti ho bisogno un attimo, non è che mi daresti tutto quello che hai?"...."dovrebbe essere una rapina" io mi fermo e mi accorgo che insieme a lui ci sono altri cinque individui poco raccomandabili. Metto mano al portafogli, lo apro sapendo che da una settimana giro con 300euro (il mio aumento, i miei straordinari) prendo i soldi in mano e li consegno al capo banda...frangetta da rumeno....chiedo solo se posso tenermi i soldi per un gelato, loro ci pensano un attimo e...giù botte.

Il mio aumento se ne va, così come i miei straordinari, mi sveglio più leggero. con un occhio nero un pensiero in meno. non sono abituato a girare con i soldi in tasca, prima o poi doveva capitare...avrei dovuto lasciarli a casa. ma in quale casa?

forse nella borsa

29 marzo 2006

EVAPORARE


La solitudine è
amara beatitudine per me
è necessaria come un vizio
e la coltivo un po' per sfizio
un divano in cui affondare
è condizione esistenziale
come misurare i pavimenti
a passi lenti
e queste quattro mura
sono ormai la mia censura
a tutto quello che c'è fuori
che spesso fa così paura.

Allora vorrei evaporare
per essere dovunque
ed entrando nei respiri
comprendere i pensieri
imparare a pattinare
su questo oceano di ghiaccio
e a tendere il mio arco
fino a non potere fare di più

meno male che ci sono
altrimenti sarei solo
come è sola una ferrovia
è prigione e protezione
vanitosa commemorazione
della mia apatia
ma il fatto è che di questo stato
ormai ne sono innamorato
come un vecchio del passato
come Dio del suo creato

Allora vorrei evaporare
per essere dovunque
ed entrando nei respiri
comprendere i pensieri
imparare a pattinare
su questo oceano di ghiaccio
e a tendere il mio arco
fino a non potere fare di più

(Niccolò Fabi)

28 marzo 2006

CON.CERTO

un sabato pomeriggio dopo aver giocato a calcio...quando le gambe pesanti vanno da sole, per inerzia camminavo in lungo e in largo per il centro con un dubbio nella mente. Ne prendo uno o due, uno o due, uno o due...intanto il sole calava e il sabato pomeriggio mi sapeva sempre di più di gelato e io ringiovanivo, più il sole calava e più piccolo diventavo...alle ore 19:00 ero un 15enne depresso, alle 19:10 ero un 12enne in fila con il solito dubbio, uno o due, uno o due, non chiamo nessuno, non mando messaggini con il cellulare...alla cassa dico due, sparo due biglietti e scelgo anche il posto...non troppo bello ma neanche troppo brutto. mi butto... più o meno dove vuole il cassiere, alla fine sceglie lui per me.
Alle 19:30 quando la luce fuori si fa arancione sono un bambino di dieci anni in una pizzeria d'asporto a mangiare una pizza di gomma con posate di plastica su un trespolo dorato. siamo in tre, io Abdul e Karim. Esco e mi accorgo che pochi metri più avanti inaugurano una mostra di pittura, gente gente gente, la solita gente che io vedo sempre tutta uguale, a me sembra che si guardino più che guardare a me sembra che parlino da soli più che parlarsi. La stanza è stipata di gente, sigari e cravatte, il finto povero ormai è il padrone del mondo, il trasandato ricercato è l'artista del secolo. Entro e non pago, sono un minorenne io, riconosco due tre facce...slalom veloce e poi via...esco. In tasca ho due biglietti, nello stomaco una pizza di gomma e nelle scarpe un sacco di sassolini da togliere.

Esco e prendo l'autobus.

27 marzo 2006

niente panchina

Camminiamo e parliamo...ne avevo voglia, avevo voglia di farmi tenere le dita camminando, avevo voglia di sentirmi oca, anatra, scimmia...sentirmi inseguito così ho lasciato il passeggino in macchina e via a camminare. Ti ho promesso pesci e papere ma nel tragitto ti regalo portoni pieni di ragnatele, gnocchi al forno e succhi di frutta, crepe nel cemento e marmitte bollenti da non toccare, cassette di frutta da indovinare, bambini che escono da scuola da osservare. Camminiamo tanto e tu non mi chiedi mai di stare in braccio, ti piace guardarti tra i piedi, toccare tutti i muri e guardarti le manine sporche e sorridere, facciamo su e giù dalle scale mobili e ridi, così le rifacciamo, non prendiamo niente ci bastano le scale mobili a noi, piacciono a me quanto a te mi sa....manca un'altro chilometro e finalmente papere e pesci rossi grandi come tonni, galletti che cantano, anatre che se potessero mangerebbero bambini interi. la giostra nel parco canta uno squallido remix delle tagliatelle di nonna Pina, i papà e le mamme filmano, fotografano, sorridono e si dividono i compiti...chi paga alla cassa chi accompagna il bimbo sulla giostra, chi regge la borsa alla moglie, chi fissa dalla panchina, chi sorride al figlio parlando al cellulare, chi si sente papà e chi nonno. le panchine sono tutte occupate, noi non stiamo in panchina, noi guardiamo la giostra girare. il ritorno è faticoso, tu provi a tenermi la mano ma crolli, così ti carico in spalla e torniamo a casa.

La tua casa.

rimani immobile.
fissi il saliscendi, il riflesso dello scivolo ti regala due fessure agli occhi e un espressione che è tutto un programma. Aspetti il tuo turno e immobile osservi tutti e tutto. Mi ricordi qualcuno. Gli altri bimbi ti passano accanto e di corsa divorano i gradini, si appendono alle corde, si lanciano dagli scivoli, tu sei immobile, a volte ti sbattono contro, giri come una trottola e continui a fissare...mi sembri un cartello stradale mosso dal vento, mi sembri un albero. aspetti l'attimo, aspetti il tuo turno forse, mi guardi, ti guardo. mi allontano mi siedo a terra e aspetto il tuo turno...non insisto perchè anche a me piace guardare, oggi guardo te che guardi. Sei atipico, sali sullo scivolo quando non c'è nessuno, ti siedi pronto a scendere, poi cambi idea, ti rialzi e scendi dalla scala con un sorriso che non ti sta in faccia e mi dici...papà, andiamo a casa...contento, felice, mi abbracci forte e questo è tutto.

Basta, non insisto, il tuo gioco è finito, ti sei divertito così...a guardare. Ti carico in spalla e torniamo a casa.

La tua casa.

21 marzo 2006

piove

20 marzo 2006

LEI RIDE

cosa c'è da ridere se mia madre dice che forse ho una sorellina....
cosa cazzo c'è da ridere?!!...


alla fine mi guardo attorno.
con la voglia di essere da tutt'altra parte
mi sembra surreale il dialogo
surreale che mio fratello cammini in casa con i moon boot,
surreale che mia madre rida,
e allora mi alzo, esco
e in macchina rido anche io.

Vorrei proprio vederla questa sorellina
sarà bionda
metà ucraina
metà orco.

17 marzo 2006


sguardi che sfuggono

16 marzo 2006

KING KONG e la GIRAFFA

E' come se avessi messo un altro mattone...e un'altra parete si è fatta. Ieri sera parlavo di me con il nano dal fiato impossibile, mediavo la mia separazione, riempivo la mia distanza, occupavo di parole la mia assenza, martellavo di domade, asssorbivo risposte, macinavo perplessità e infine sbattevo la testa. Fissavo l'orologio alle sue spalle che correva, correvano i minuti, alla sua destra il puntatore sul monitor del pc si muoveva da solo...il tecnico on-line stava cercando di riparare il software...quindi eravamo in quattro, io, il nano dal fiato che uccide, mia moglie e l'uomo invisibile che muoveva il mouse.

Intanto il muro si faceva...si parla di solitudini, di paure, di voglie, di desideri, di bacchette magiche, si alzano i toni, lo scontro mi piace e quello è il mio ring, metto i guantoni e picchio, picchio ogni volta più forte ma devo stare attento perchè appena abbasso la guardia me ne arrivano da tutti i cantoni.

Mi piace incassare così raccolgo le mie guance nei palmi e incasso, incasso fissando il pavimento, incasso la fine di un matrimonio, incasso le mie mancanze, le mie assenze, le mie paure infondate, il mio maledetto pessimismo che se solo si avesse la pazienza di aspettare si trasformerebbe in un onda di sorrisi senza fine. All'improvviso sento un colpo al petto e spunta il sole, filtra dalla tenda alla mia sinistra...fuori c'è vento e la primavera spacca l'asfalto, le radici non si tengono più, i germogli chiudono foglie...pugni chiusi che si trasformeranno in carezze per il vento. foglie.

Sto sbocciando, lo sento.

Ieri ho messo un'altro mattone sul ring. All'uscita io vado a sinistra, lei a destra. non mi giro perchè non ne ho bisogno, so che lei c'è e ci sarà per i prossimi mille passi,...questo mi basta.
mi basta per arrivare alla macchina, sedermi tranquillo e correre ad abbracciare il mio bimbo che mi aspetta per far volare l'aeroplanino di carta. Il primo lancio mi ha colpito il pisello. Giulio...Giulio...Giulio...il mio bimbo...il mio fiato....il mio sorriso. Cresce in mia assenza, il suo mondo si costruisce in mia assenza...è quando manco che nel suo giardino spuntano i fiori, è così cazzo!!!! Ieri l'ho capito...io ho piantato alberi nelle assenze croniche di mio padre, mi sono costruito il mio mondo e in quel mondo avevo il mio gatto, i miei pesci, i miei canarini, il mio cane, i miei colori, le mie parole. Quello era il mio mondo, quello è ancora il mio mondo. Me lo sono fatto io, sdraiato sul pavimento a lottare con i soldatini, il capo dei soldati era King Kong, quello era il mio capo, mio padre ci provò una volta a dirmi che i soldati non possono avere come capo un gorilla ma non aveva senso per me...era troppo tardi....King Kong era il mio sergente e il mio sergente rimarrà per sempre.

Giulio ti lascerò lo spazio per piantare i tuoi alberi e aspetterò insieme e te che crescano, li pianterai dove meglio credi, pianterai quelli che preferisci e se vorrai che a guidare le tue macchinine sia una giraffa allora sarà la giraffa a guidare.

06 marzo 2006

02 marzo 2006

300 euro

non ci si vedeva da anni, sapevo che si era separato, che suo padre era stato arrestato per sfruttamento alla prostituzione e spaccio. L'ho rivisto l'altra sera dal dentista...con la sua ex moglie e con suo figlio ormai tredicenne. Ha cambiato lavoro, l'ho visto dalle scarpe sporche di terra, scarpe antinfortunistiche, classiche da muratore. Sulla giacca a vento proprio stampato sul cuore sta scritto il nome della ditta ".....impianti". Hai abbandonato il forno di famiglia, panettiere da un vita, da generazioni e generazioni ti eri costruito un impero. grazie al pane tuo padre ha costruito palazzi che poi ha riempito di prostitute che ha pensato bene di sfruttare anche. La maxi retata di tre anni fa ha fatto crollare ogni mattone, confiscato ogni bene e il pane è diventato duro. Tuo padre dopo un anno l'ho rivisto l'altro giorno girare in bici come uno zombie, gli occhi quasi chiusi, un filo di sguardo assente.

Sei riapparso nei miei sogni questa notte, mi parlavi sorridente dei tuoi primi tempi da separato...passati in una tenda ai bordi di un lago....bambini a tuffarsi, panni stesi in fili tesi da ramo a ramo. Tu, seduto sul bordo del lago a guardare nel vuoto. "spendo 300 euro al mese" mi fai, indicando la cifra con le tre dita, "solo 300 euro".