01 febbraio 2006

Il gesso, il pallone e il messaggio

Siccome il gesso e la lavagna valgono più della palla, il calcio porta sempre più alla ribalta i lottatori dotati di senso tattico rispetto a quelli capaci con un colpo d'immaginazione di alterare la partita prevista a tavolino. Anche nel calcio la fantasia si ostina a sfidare tutto ciò che è prevedibile. Uomini di grande ardore che si battono, corrono simmetricamente e giocano a non sbagliare, o calciatori dall'aria malinconica che appaiono di colpo per alterare l'ordine prestabilito e decidere la partita con una prodezza che vale un gol, mentre qualche profeta della banalità li denigra dicendo: "questo lo può fare chiunque" ed esaltando il calcio come sport "per gente con gli attributi". Che croce!
Uno crede che il calcio sia un'altra cosa e loro ridono. Uno crede che esista la bellezza e loro ridono. Uno crede che sia efficace mettere da parte il gesso e prendere il pallone per tenerlo e trovare il coraggio di compiere gesta importanti, liberarsi dalle paure e fare emergere forza dal piacere, e loro continuano a ridere. Ma che importa... Sappiamo che la società sta diventando grigia e un po' rozza, stato ideale per ricevere e assorbire i messaggi primari di quegli individui vincenti ma insensibili che a forza di tenere i piedi sempre piantati per terra non toccheranno mai il cielo con un dito. Nemmeno vincendo. Quel messaggio che si definisce "pragmatico" è la strada più breve verso l'individualismo, l'assenza di solidarietà, gli ansiolitici. Ma, soprattutto, è falso. Esistere è assai più importante che vincere una partita di calcio. Il gioco serve a sentirsi almeno un po' felici, per evadere dalle questioni serie, per fare amicizia; quel fondo di fascismo che si annida dietro la "filosofia del risultato" è tipico di gente che divide il mondo in dominatori e dominati, in ricchi e poveri, in bianchi e neri, in vincitori e vinti. Mi ripugna un simile messaggio e per contrastarlo mi sforzo di lottare. Anche quando alla mia squadra va tutto male e mi tocca perdere.

Jorge Valdano
El miedo escénico y otras hierbas
(Il sogno di Futbolandia)

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