07 marzo 2007

avevo dimenticato la fragilità del girare a vuoto sotto l'acqua, la fragilità del sentire i nervi scoperti, il cuore al freddo, gelato e in cerca di coperte. in un lampo mi sono rivisto sui banchi di scuola, le scuole erano quelle elementari e io avrò avuto più o meno quell'età li...dai! quell'età li...e quale? dai più o meno 10 anni, forse otto, non ricordo insomma. Ero piccolo e con i nervi scoperti, insicuro nel vedere simone giocare a calcio e fare sempre gol. non è la solita storia del brutto anatroccolo mi ripetevo, io non lo sono brutto, ma strano si. quel senso di instabilità congenita, quel senso di scossa continua ai piedi, alle braccia, quelle formiche nelle mani quelle cocinelle nel barattolo. raccoglievo cocinelle mentre simone giocava a calcio e segnava in barba a tutti quelli che cercavano di strappargli la palla. simone era elegante, capello mosso e nero, un po' lungo, sempre ben vestito, alla moda, ricordo quello, i suoi vestiti che già erano alla moda o forse no erano semplicemente belli, mi piacevano forse, ma mi accontentavo dei miei...anzi quelli di mio cugino di quattro anni più grande di me. mio cugino finito con una siringa nel braccio...lui si che mi piaceva, ma questa è un'altra storia.

dicevo che avevo dimenticato la fragilità, dopo 10 anni di fidanzamento e 5 di matrimonio avevo dimenticato di essere stato un diverso. le cocinelle nel barattolo non ci sono più, negli anni ho chiuso canarini in gabbie, coltivato orti, raccolto pomodori, dipinto quadri...io che alle elementari ricalcavo i disegni e nemmeno la maestra se ne accorgeva, oggi mi dico...ma come cazzo faceva a non accorgersene? come fai a non riconoscere un disegno ricalcato? come fai? eppure....ero il più bravo, copiavo alla perfezione, lasciando qualche imprecisione tanto per non dare troppo nell'occhio, alla fine promosso all'esame di terza media con "appena sufficiente" e tanto di giudizio...."suo figlio potrà fare al massimo una scuola professionale, meglio se artistica" e così fu.

avevo dimenticato quel senso di doppia fila che mi perseguita da un vita, sentirmi spostato, al bordo, al limite, sul ponte del traghetto con il mare mosso. ricordo pomeriggi passati a cercare siringhe piantate negli alberi, attimi di vita distrutta, ricordo il vuoto da riempire, ricordo in ordine Giorgia all'asilo, Silvia alle elementari, Barbara, Sabrina alle medie e Francesca, Simona alle superiori, non potrò mai scordare Valentina e Federica poi. Ricordo sempre lo stesso vuoto da riempire, lo stesso barattolo di cocinelle. Ricordo Enzo e il primo deragliamento.

avevo dimenticato quel vuoto, quelle mille domande a cui dare risposte, quel muro, quella mensola, quella scrivania, ricordo le parole piantate nel foglio e poi di nuovo in bici a girare, le finestre aperte in estate e il mio orecchio teso a sentire quello che accadeva in casa degli altri, melanzane alla parmigiana facevano sempre i miei vicini di casa. la Gina da Perugia, Bruno da Assisi e la Giuseppina che non poteva avere figli poi un giorno è rimasta incinta di Enzo.

Avevo dimenticato quel vuoto preso come sono stato a crescere, a vivere, a dare, ad avere, a girare, a lavorare, ad amare. avevo dimenticato di essere diverso, con un buco nel cuore e uno nello stomaco. Ad un certo punto della mia vita ho riempito i vuoti, qualche buona anima ha cercato di riempire quei buchi perdendo tempo, perdendo energie, perdendo forze....ma mai, mai mai ho sentito il pieno. mai. erano attimi, secondi rubati agli orgasmi e poi di nuovo in bici ad inseguire la mia ombra....e mai il contrario. il sole sempre alle spalle.

ho dimenticato come da vuoto mi son sentito pieno, come da vuoto ho riempito per poi vuotarmi di nuovo.
dopo 33 anni sono da capo e l'avevo dimenticato.
dimenticato di dover crescere
è li che sta il vuoto...
nel crescere.

il pieno è un attimo, poi arriva l'autunno e le foglie cadono.
l'avevo dimenticato

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