mi tocco le mani, mi sfioro le dita, dita nelle dita, pensieri che sfuggono ritornano e si piantano come spine nei miei palmi. nel mio cuore. lascio in un angolo tutto e cerco di crescere. l’ho fatto da quando sono nato, ho sempre cercato di farlo e lo farò ancora...ci sono momenti in cui però si cresce più in fretta, in cui si è obbligati a crescere, in cui non ci sono vie di fuga, in cui si deve capire, in cui si capisce. ho sempre cercato di capire, come ho sempre cercato di crescere, non ho mai voluto il male di nessuno, mai. la vita oggi corre, deve correre. oggi sento di poter sfruttare questo male per capire in che direzione crescere, non che sia la cosa più semplice del mondo, anzi...credo sia la più difficile. la direzione in cui crescere, la strada da prendere...
...ci sono strade in cui è difficile camminare, ci sono divani scomodi su cui sedere, cuscini troppo duri per poter riposare. questa è la vita, queste sono le cose che ci troviamo di fronte, strade, case, cieli neri, prati fioriti, tavole apparecchiate, sedie in paglia e altre dalle sedute in legno, file alle casse, semafori verdi che diventano rossi immediatamente, folate di vento che ci prendono alla gola, vetrine che non cambieranno mai, ci sono posizioni che non cambieranno mai, scelte, desideri, voglie, paure incondizionate. paure, silenzi e mancanze senza padri ne madri.
ci sono vuoti che nemmeno chi ha le parole per riempirli potrà mai riempire...sembra complicato ma non lo è. E’ tutto molto più semplice se mi fermo un attimo e mi accorgo di tutto quello che ho perso, può sembrare semplice ma non lo è, e tutto diventa il contrario di tutto, quello che sembrava semplice si fa complicato e viceversa, è forse l’ultimo degli stadi...quello di accorgersi di non aver più niente quando si allunga la mano la notte e ci si accorge di essere soli...così è tutto più semplice, ma purtroppo è così, purtroppo non me ne sarei mai accorto, purtoppo non sarei mai cresciuto se fossi rimasto nel mio limbo, nelle mie solite mancanze, nel mio scomodo vivere a disagio ovunque, nella mia mancanza cronica di un letto su cui poter dormire comodo, protetto. sono buchi, buchi che non avrei mai riempito e avrebbero sempre fatto del male a chiunque.
l’essere sempre scappato da casa a qualsiasi ora, l’odiare il pomeriggio e quella maledetta ora di riposo pomeridiano, quel maledetto istinto di seguire il sole appena cominciava a filtrare dalle tapparelle, quel divano sempre scomodo, quel piatto in cui ho mangiato solo per sfamarmi, quella tavola tanto odiata, quella casa tanto odiata mi ha fatto crescere come un elastico che mi ha ricacciato da qualsiasi tana, anche quella che mi ero costrutito io in tanti anni...15 anni ci ho impiegato per costruirmi quell’angolo di vita e quando l’avevo tra le mani non sono riuscito a viverlo. l’ora pomeridiana è sempre rimasta l’ora dell’odio, la tavola è sempre rimasta una tavola di legno, il letto è sempre stato scomodo, il cuscino sempre troppo duro, troppo alto.
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