da lontano...si dovrebbe partire da lontano. da un messaggio di venerdi che parlava di "gioia perversa". poi viene il sabato e la domenica e così il lunedi. la terra che si zappa, la terra che sta in basso e la mia schiena curva, "la tera la sta seimper a la basa" così diceva mio nonno, vesciche alle mani, coordinatori di colpi di vanga mi direzionano, una tartaruga mangia insalata risvegliandosi dal letargo, viva, ancora viva. mio padre ancora non distingue le erbacce dai fiori, per lui ogni erbaccia merita rispetto, tutte tranne mia madre, così nel dubbio vanga ogni cosa, io distribuisco colpi sparsi ben calcolati, trito zolle di terra in modo perfetto, i complimenti si sprecano "sei nato per zappare" forse si. in sella alla mia bici me ne torno a casa, dietro di me sta giulio, davanti a me nel cestino la giacca, fa caldo. la pasqua parla di resurrezione, forse è vero. un albero mi cresce dentro, lo sento, edera nella spina dorsale, giulio ha un anno in più...e cazzo anche io, meglio di un anno fa, io che mi faccio da parte e gli lascio il comando delle operazioni a tavola, comanda lui, mio padre si inchina a lui, mia madre striscia da una vita ormai a lei non faccio caso, quello interessante è il caso "nonno nipote". giulio comanda le dinamiche di ogni discorso, "tutto sua madre" mi dico, certe cose o le hai dentro e non c'è niente da fare, lui è come la mamma e la dinamica è la stessa. Nonno smettila di parlare, parli sempre. Nonno non è vero, nonno non dire cavolate, adesso mangio, non preoccuparti mangio tutto, e infatti è così. Io me lo guardo, e cerco il segreto suo, il segreto mio. il nostro segreto. il nostro segreto è lasciarci fare, il segreto è vivere comunque. essere ancora li a sbriciolare sul pavimento. intanto l'albero cresce, giulio è altri due centimetri più alto, io cresco dentro, un albero divento. come dice un messaggio di domenica " sii forte...come quell'albero che cresce, sotto le intemperie dell'inverno e bello e splendente in primavera...copri giulio con la tua ombra e proteggilo, tornerà la felicità come acqua a dissetare le tue radici. Credici!!" io ci credo, io ci ho sempre creduto.
due passi a destra, due passi a sinistra, rapidi veloci e poi una giravolta. era un po' che non vibravo così, e forse non è un caso mi dico nella notte, pupazzo tra pupazzi ballo anche io, ballo e non riesco staccare gli occhi da quelle giravolte. c'è tutto, pancia, fianchi, collo, schiena, braccia, capelli e occhi. tutto. per quello non riesco a staccarmi. ballo, ballo, ballo in preda al quel niente che non mi prendeva da anni. ballo. fantasia allo stato puro, luci e fumo, penso e non penso, lascio crescere l'albero, sono una serra vivente, ho protetto il germoglio nell'inverno, ora c'è il sole, è tempo di togliersi la maglia e mostrare le cicatrici, la corteccia è più dura, regge al vento, alla pioggia. ballo baobab radici nella sabbia salto a tempo. C'è stato un inverno i cui non trovavo più il tempo, credevo di averlo perso e invece eccolo di nuovo qui. a tempo, il mio tempo. e pensare che stavo affondando.
parto senza mangiare, tre fette di salame in realtà me le mangio, un succo alla pera e vado senza meta, vado leggero, macino trenta km in scioltezza, non li sento, alberi in fiore, prati verdi, erba tagliata, cappelli di paglia, tegami sui davanzali ad asciugare...la pasqua è alle spalle, le montagne in fronte. scalo con il cuore che mi esplode in gola...quando credo di morire, quando credo di mollare, girare la bici e tornare accade quello che accade, la vita accade e non ci si può far niente. scendo dalla bici e decido di spingere, passo un signore con un maglioncino verde e la moglie, li guardo e dico "spingere spingere"...non so perchè dico quello, lo dico e basta. Voglio arrivare in cima a tutti i costi, non ricordo quanto manca, sono un po' preoccupato, forse manca tanto ma non mi importa spingo e basta...ho anche fame, sono le 13:40 e tre fette di salame mi hanno portato fin li ma ora come torno indietro?. una curva a sinistra, e intravvedo un cartello con scritto "festa di primavera", un garage aperto e due tavolini che si affacciano alla valle, una valle meravigliosa, verde, verdissima, tre case offrono il loro formaggio, il loro gnocco fritto, i loro affettati , le loro marmellate e tanti pupazzi fatti a mano da vecchiette dalle mani d'oro. mangio con loro, bevo il loro vino seduto su un albero tagliato nell'inverno e lasciato a dormire sull'erba che lo sta divorando, tre scatoloni raccolgono i rfiiuti, ma siamo in pochi così si distribuisce l'immondizia per appesantire i patumi, si piombano con parsimonia i patumi, sono geniali i montanari, zoccoli ai piedi e camicie legate in vita parlano all'ombra degli alberi, preparano giochi strani fatti con le uova delle galline, scherzano il riccone della compagnia presentatosi con un mercedes, gli spalmano a sua insaputa lo strutto nell'incavo della maniglia, io mi godo lo spettacolo, ascolto e disegno, mangio e bevo. passa mezz'ora e siamo già in venti, la gente arriva a piedi, altri in macchina, l'unico in bici sono io....
I:"ciao"
L:"ciao, ma non ci siamo già visti?
I: "certo che si" mi dico e dico
L:"io mi chiamo LIA"
I: "io mi chiamo christian e vorrei un bicchiere di vino"
L:"subito...azz, non ho il resto"
I:"...."
L"to, tieni ti do dei miei, poi me li faccio ridare"
I:"grazie"
L"niente, ciao allora"
I:"Ciao"
le coincidenze della vita, io in quel posto manco volevo andarci, manco sapevo di quella festa di primavera, manco sapevo di arrivarci, non sapevo niente. due passi a destra, due passi a sinistra, rapidi veloci e poi una giravolta. era un po' che non vibravo così, e forse non è un caso mi dico oggi tra le montagne, pupazzo tra pupazzi mangio anche io, mangio e non riesco staccare gli occhi da quelle giravolte. c'è tutto, pancia, fianchi, collo, schiena, braccia, capelli e occhi. tutto. per quello non riesco a staccarmi. mangio, mangio, mangio in preda al quel niente che non mi prendeva da anni. mangio.
prendo la bici e mi fiondo giù per i tornanti ai 70 all'ora cantando più forte che posso.
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