la cronaca scontata di una fine annunciata. forse nascerà un nuovo fiore. concimo il terreno, lo bagno, magari nasce qualcosa di buono. dovrei essere più cinico mi ripeto, dovrei calcolare più cose, salutare di meno, essere meno disponibile, meno cortese, meno gentile, meno ossequioso, meno speranzoso. dovrei mettere parecchi punti alla mia vita, poi mi accorgo di mettere fin troppi punti ma poche maiuscole e allora niente ha più senso, nemmeno il punto. Ieri ho guardato la mia rubrica telefonica e uno ad uno ho chiamato tutti, tranne i parenti che sono andato a salutare l'altro giorno dopo 9 mesi, era dal funerale di mio nonno che non mi facevo vedere. ho chiamato tutti...quasi tutti...una ventina di persone, forse trenta...ho chiamato tutti tranne te.
ieri notte la luna era piena e seduto sul bordo in mattoni del castello guardavo, pensavo, ti pensavo come un pirla immobile con i piedi a penzoloni. che fine sarà? che inizio sarà?. dove cazzo sto andando a finire? almeno non piango mi dico. patetico e pirla bevo il secondo coca e havana con la cannuccia. ho troppi dubbi, troppe paure, non so se pensarti, cancellarti mi viene difficile, ci provo....ma mi viene difficile, non ho un mare in cui bagnare il mio corpo, ho una scrivania su cui pigiare questi bottoni, una casa da tornare a riempire, un bimbo da crescere e amare. ma io? io? io?
per me cosa rimane? una casa? dei mattoni? un letto? un tappeto? mi viene da dire, chi se ne frega, poi ci penso e dico che una casa part-time è sempre meglio di una non casa. una casa mezza vuota è meglio di una non casa, un letto matrimoniale mezzo vuoto è meglio di un non letto.
Ieri sera ho corso al campo da calcio, le gambe faticavano ad alzarsi, ridevo mentre correvo, mi facevo schifo talmente ero ridotto male, mi trascinavo senza voglia, senza forza. alla prima goccia di sudore mi sono gettato a terra, braccia aperte a guardare il cielo pieno di nuvole in corsa.
la casa part-time dei miei genitori ieri non aveva l'acqua calda, la sfiga vuole che proprio ieri che dovevo fare la doccia dai miei l'acqua era gelata. ho provato a telefonare all'altra mia casa part-time ma nessuno ha raccolto il mio SOS, così mi sono congelato ma almeno mi son lavato, non faccio che ripetermi che...è meglio una doccia anche ghiacciata che una non doccia.
mangio nel totale silenzio accanto a mio padre che appena comincia a parlare riesce solo a dirmi, ciao. stasera nessuno esce con me, ho raccolto trenta..."grazie ma stasera non posso"....così vado da solo, io e il mio seggiolino, andiamo a farci due risate. mentre guido guardo le mie mani sul volante e penso a te, penso a te ogni mattina, ogni pomeriggio, ogni sera, ogni notte prima di chiudere gli occhi.
non so se ne vale la pena, non so se meriti un mio pensiero, non so più niente, non so dove sei, cosa fai, con chi sei, se mi pensi, come mi pensi, a cosa pensi. rimango per l'ennesima volta nel silenzio più assoluto in cui le lettere compongono parole senza senso. castelli di parole, pensieri senza fondamenta.
mi fai vivere così. vivo così. fino a che non vedrò con i miei occhi non sarò in grado di spegnermi.
dovrò spegnermi io, come ho sempre fatto. tu non hai il coraggio di farlo, non hai il coraggio di guardarmi se non lo faccio io, non hai avuto il coraggio di cercarmi, non hai avuto il coraggio di fare niente. sei riuscita solo a scappare...questo non so se lo dimenticherò, questo è il male più grande.
da due settimane è iniziata la terapia
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