mi esplode tra le mani la rabbia.
sangue
lividi
brividi
e denti a mordere.
vorrei strapparmi a morsi il cuore.
scrissi un giorno di una lumaca che lenta lasciava la sua scia sul mio corpo, scrissi di un lento modificarsi delle traiettorie..in 11 minuti raggiungevo il parco e dalla collina scrivevo di cani persi, di guinzagli che stringono fino a strozzare, di girini che diventano rane, di pescatori senza canna. L'inverno mi ha regalato di nuovo quella collina, ma ero solo all'inizio della salita...sempre quella collina, sempre quella.
mi esplode tra le mani l'estate. silenziosa estate fatta di cicale e lucciole, di asfalti ancora bollenti e fili d'aria che mi avvolgono solo dalle due in poi. sto nell'erba fresca a respirare, cerco riparo nelle mie parole, nei miei disegni, nei miei fogli bianchi e non scrivo di niente e di nessuno. non c'è nessuno da attraversare, nessuno in cui entrare, si sono chiuse le porte, troppe porte in faccia.
come un passeggero sto alla finestra e aspetto che il treno finisca la sua corsa, guardo i talloni della gente, le piante dei piedi, guardo le schiene nude, guardo le unghie delle mani alla cassa quando prendo il resto del giornale, e la nuca, vorrei annusare la nuca di tutti per sentire dov'è finito l'odore di quand'eravamo bambini. dov'è andato, dove si è perso.
io non lo so.
io non so più niente.
ho perso la speranza
ho perso l fiducia
ho perso le chiavi
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