sono palcoscenici ambigui, sono linee rette su fogli unti dalle patate fritte. Le introduzioni senza i numeri di pagina si perdono in tomi senza senso. LEGGO quel cazzo che mi pare nell’ordine che mi pare, odio i numeri di pagina, odio i libri con un inizio e una fine.
in piscina seguo la linea sotto il mio corpo e intanto mi leggo dentro, ripasso l’ultimo periodo della mia vita anche se pronto per l’interrogazione non lo sarò mai. Sempre impreparato come quando da piccolo la notte la passavo ad inventare argomenti da sostenere in un ipotetica discussione con mio cugino che l’aveva sempre vinta. Vinceva sempre lui, lui che mi spogliava e mi obbligava a girare nudo per casa e volte anche ad uscire in balcone..il tutto sotto gli occhi sbalorditi dei vicini...finiva sempre a manici di scopa nei garetti, mia nonna. era lei che bastonava, lei in un metro e quaranta di ossa sapeva picchiare più di un fabbro, lei che strofinava i pavimenti, lei che mi odiava quando mi chiudevo a chiave in bagno per catturare tutte le mosche e metterle in un barattolo. lei e mio cugino. l’incubo che ancora oggi mi si ripresenta ogni volta prendo in mano una scopa. Io ero troppo piccolo per rispondere rapidamente..il mio cervello è più lento degli altri ad elaborare scuse o risposte giuste, così soccombevo...e mio cugino l’aveva sempre vinta. Mi legava agli alberi quando scendeva la sera dicendo che sarebbero poi passati gli zingari e mi avrebbero portato via con loro, non ricordo se piangevo, non è nemmeno un brutto ricordo è semplicemente un ricordo come quando mi ripeteva che ero più piccolo e dovevo tacere mentre mi sparava nelle cosce pallini di gomma dura con la pistola ad aria compressa o quando mi metteva di nascosto il purgante nell’aranciata che mia mamma mi lasciava per il pomeriggio. Ero ospite, stavo dai nonni paterni che vivevano con i miei zii e rispettivi figli..io ero ospite, per quello le bastonate finivano sempre nei miei garetti...credo.
Ripasso leggo respiro e torno a ripassare. l’acqua mi rinfresca le idee. Mia nonna credo sia stronza mentre mio cugino sono sicuro è un tossico. A me rimane questa linea da seguire, una sponda da toccare per poi ripartire, una scusa da inventare, un argomento da sostenere. non ne sarò mai capace.
so solo che correrò talmente tanto che il mio corpo si assottiglierà fino a diventare essenziale, allora forse anche il parlare sarà superfluo...non ci sarà più bisogno di parole, non scriverò più, non leggerò più. e vaffanculo!!! vaffanculo a mia nonna, e vaffanculo a mio cugino.
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