11 agosto 2006

TERAPIA

10 agosto 2006...che cos’ho in più , che cos’ho in meno.
in più un figlio meraviglioso di due anni e otto mesi, in più un matrimonio iniziato e dopo cinque anni finito. ho vissuto tutto questo, il rammarico di non averci provato non ce l’ho, il rammarico di non aver mai spento il cuore non ce l’ho e non l’avrò mai. mi sono sempre spinto al limite del mio sentire ma non per egoismo ma per il rispetto che ho per me stesso, questo ha fatto passare il tutto per puro egoismo, sembra che io non abbia pensato a ciò che mi ruotava attorno...un figlio, una casa, una moglie, un lavoro, una vita insieme, un futuro...tutto. sembra che un uomo possa rovinare tutto per puro egoismo, tutto a tal punto da convincersi di averlo fatto per il rispetto che ha per se stesso e di conseguenza per gli altri. sembra questo. sembra facile ammettere di essersi innamorati di un’altra persona che non sia la propria moglie, sembra semplice il solo pensarlo, semplice il solo dirlo all’altra persona. sembra tutto semplice e invece no, non lo è...per questo si varca la soglia e si vive, si sopravvive anche a se stessi, in certe situazioni si mente a se stessi e quelli sono i momenti peggiori...gli attimi in cui ci si rende conto di essere più cose allo stesso tempo, ci si rende conto di avere più ostacoli da superare di quanti non si potesse immaginare, ci si rende conto di essere vulnerabili, fragili, bisognosi di attenzioni, in bilico con una valigia di perchè senza risposte. grandi quando grande non si vede neppure il proprio padre, grandi in un mondo di piccoli o piccoli in un mondo di grandi. subentra l’istinto di sopravvivenza che nel mio caso mi porta a scrivere ovunque comunque, su fogli, foglie, tavoli e tovaglioli. la terapia avrà il suo effetto quando le palpebre non avranno più la forza di stare aperte, quando si finirà l’inchiostro, quando il cuore smetterà di battere a singhiozzo. E’ uno stato d’ansia, una paura di fondo quella che mi fa sbagliare le uscite in autostrada, qualla che mi fa dubitare sul mio istinto di sopravvivenza. 10 agosto e faccio il conto delle mancanze, dei vuoti cronici e ai soliti si è aggiunto il vuoto che mi lascia mio figlio ogni volta devo separarmi da lui, il vuoto di una realtà che lascia poco spazio all’immaginazione, pochi spazi, poche virgole e tanto silenzio...tanta solitudine, tanti film guardati al cinema in compagnia del mio zaino, tanti km in macchina passati in compagnia del mio seggiolino.

sono andato oltre, oggi mi sono spinto oltre, ho girato sotto la luna a fari spenti in campagna, ho spento per l’ennesima volta il cuore e ho annusato il mio odore, quello che ho nel dorso del polso...tra i peli delle braccia. Oggi ho cercato l’ennesimo appiglio. non devo pensare al male che mi trafigge, non devo pensare al male, non devo pensare al natale passato da solo, all’ultimo dell’anno passato sul divano da solo. non devo pensare che il mio bimbo voglia vedermi. devo pensare che il mio bimbo cresce forte anche in mia assenza, devo pensare che neanche il miglior padre può esserci sempre, devo pensare che c’è chi lavora lontano da casa e torna solo il fine settimana, non devo pensare alla fatica di crescere un bimo da solo, niente, non devo pensare. devo vivere e lasciarmi vivere, devo camminare e guardare, devo parlare, devo scrivere, anche banalità ma devo scrivere, parlare, fare, costruire. tutto deve cominciare a scivolare.

sto andando oltre, oltre all’egoismo, oltre la rabbia, oltre l’istinto che mi porterebbe a menare le mani in modo sconsiderato, vado oltre, mi allontano, urlo la mia rabbia, la mia delusione, la mia paura e aspetto che passi, aspetto che si cicatrizzi il buco allo stomaco...poi tornerò a vivere.

le braci dell’inferno mi hanno bruciato l’anima.
voi che state nuotando in alto mare,
che avete le pelli nere bruciate dal sole....

tenetemi un posto
prima o poi arriverò anche io.

1 commento:

Anonimo ha detto...

spero ke tu stia meglio e salutami Barbie, se la vedi. M